Santini riporta la manifattura in città. La grandeur del ciclismo si respira qui

LA PRESENTAZIONE. Investimento da 17 milioni per la nuova sede green di via Zanica. Il maglificio che produce le maglie del Tour in un’area circondata da 14mila mq di parco.

Nella galleria in cui sono esposti i cimeli di quasi 60 anni d’attività, ci sono decine di maglie che hanno fatto la storia del ciclismo. E tante copertine de «L’Equipe», il quotidiano sportivo francese che organizza il Tour de France, sulle quali il nome della Santini è in bella vista, stampato addosso alle casacche dei campioni delle due ruote. L’azienda bergamasca nata nel 1965 da un’intuizione di Pietro Santini, è sbarcata in città, nell’ex area Perofil, tra l’inizio del 2022 e i primi mesi del 2023, prima con la produzione, poi con gli uffici e il negozio, riportando a Bergamo la manifattura tessile.

I numeri dell’azienda Santini

Giovedì 9 novembre la sede di via Zanica ha aperto le sue porte alla stampa. Trenta milioni di euro di fatturato, 150 dipendenti a forte trazione femminile (il 77% della forza lavoro è donna), 7mila capi prodotti al giorno, di cui l’85% finisce all’estero in 60 Paesi. Sono i numeri di un’azienda che a un passo dai suoi 60 anni di attività ha saputo mantenere un’impronta artigianale e una conduzione familiare, oggi in mano alle sorelle Monica e Paola Santini, figlie di Pietro, rispettivamente amministratore delegato e marketing manager. Tante sono le sarte che ancora oggi confezionano a mano i capi d’abbigliamento; il direttore creativo, Fergus Niland, arriva invece dall’Irlanda.

Per vent’anni sponsor del Giro d’Italia e dal 2022 fornitore della Grande Boucle, la corsa a tappe più importante al mondo, oltre che di tante altre manifestazioni italiane ed europee (il 20% della produzione è destinata al mercato femminile), la Santini ha rafforzato il rapporto che ha da sempre con la sua città natale trasferendosi dalla sede storica di Lallio alla Malpensata. Un investimento complessivo di 17 milioni tra l’acquisto e la ristrutturazione di due edifici risalenti ai primi anni ‘60, immersi in un’area di 24mila metri quadrati, di cui 14mila di parco. «Parliamo di due edifici che avevano un valore storico e architettonico di partenza già molto elevato - spiega Monica Santini -. Siamo soddisfatti di aver ridato vita a un’area di grande prestigio per la città, inserita all’interno di un enorme polmone verde. Abbiamo scelto una struttura già esistente, in una logica di sostenibilità che ci contraddistingue da diversi anni».

Il progetto di ristrutturazione

Una sede nuova per la Santini del futuro, il cui progetto di ristrutturazione è stato affidato all’architetto Marco Acerbis. «Abbiamo voluto liberare le caratteristiche di questo edificio dandogli un tocco di modernità, ma senza nulla togliere alla sua valenza originale – dice Monica Santini –. Lo abbiamo alleggerito e reso più trasparente dandogli molta luce e lavorando su materiali e finiture molto leggeri». «Alla base dell’intervento architettonico e di restauro c’era l’intento di dialogare con queste preesistenze di chiara memoria storica – conferma Acerbis –, ma contemporaneamente anche di permettere all’azienda, di esprimersi con la forza e il dinamismo le sono caratteristiche».

Un’azienda nata quasi caso, negli anni del boom economico, e che fin da subito ha saputo affermarsi nel settore del ciclismo. Pietro Santini, allora poco più che ventenne, lavorava come saldatore: appassionato di bicicletta, un giorno si ruppe una gamba e fu costretto a un lungo stop per malattia. Fu in quel periodo che Santini iniziò a dare una mano alle sorelle che facevano le magliaie. Poco tempo dopo l’azienda aprì e di strada in questi 60 anni scarsi d’attività, ne ha fatta parecchia. «Lo sportivo è un’enorme risorsa per un’azienda perché ha una naturale tendenza a battere i record - conclude Monica Santini - e quando questo talento incontra l’industria, diventa innovazione».

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