Superbonus edilizia, stop alla cessione dei crediti. Ance: «Imprese a rischio collasso»

Le decisioni. Divieto alle pubbliche amministrazioni, come i Comuni o le Regioni, di acquistare i crediti fiscali legati al Superbonus. E stop sia allo sconto in fattura sia alla cessione del credito per i nuovi interventi edilizi (non per quelli già avviati). Sono le misure inserite nel decreto approvato dal Consiglio dei ministri. Subito in allarme i costruttori. Ance Bergamo boccia le scelte del governo e teme pesanti ricadute per le attività edili

La decisione era nell’aria, tanto che il mondo dell’edilizia era in fermento da un paio di giorni, ma ieri pomeriggio è diventata realtà dopo l’ultimo Consiglio dei ministri. La bozza di decreto, decisa dal governo, che vieta alle pubbliche amministrazioni, come i Comuni o le Regioni, di acquistare i crediti fiscali legati al Superbonus viene considerata da Ance Bergamo un atto assolutamente censurabile, destinato ad avere serie conseguenze sul fronte della sopravvivenza stessa di molte imprese.

In sostanza Comuni e altri enti non potranno più acquistare i crediti, compensandoli col pagamento degli stipendi dei dipendenti. A questo punto il beneficiario del credito lo potrà solo detrarre dalla sua dichiarazione dei redditi

Una decisione che, secondo Ance Bergamo, potrebbe portare in poco tempo «al collasso» tante imprese. Secondo l’associazione, «non è stato fatto nessun passo avanti in merito alla criticità della cessione dei crediti fiscali derivanti dal bonus. Anzi, la bozza che il governo ha esaminato in queste ore, non solo boccia sistematicamente i tentativi di soluzione per i crediti pregressi, come l’acquisto dei crediti da parte delle istituzioni locali, ma, fatto ancora più grave, esclude per i nuovi bonus le opzioni della cessione e dello sconto in fattura».

In sostanza Comuni e altri enti non potranno più acquistare i crediti, compensandoli col pagamento degli stipendi dei dipendenti. A questo punto il beneficiario del credito lo potrà solo detrarre dalla sua dichiarazione dei redditi.

«Il credito si è fermato»

«Stiamo monitorando le nostre aziende bergamasche - sottolinea Vanessa Pesenti, presidente di Ance Bergamo - che incontrano sempre più difficoltà sia a portare a termine i lavori, per mancanza di liquidità, che a programmarne di nuovi. Gli istituti di credito sono fermi, non comprano più crediti nuovi e rallentano le erogazioni per quelli già acquistati. Una situazione che non riguarda più solo il passato, ma che rischia di azzerare anche il futuro dei nostri cantieri. E questo non può che tradursi in un tracollo per le imprese e nelle ovvie gravi conseguenze per i lavoratori e le loro famiglie». Un settore che peraltro aveva registrato in Bergamasca un incremento importante della massa salari che a fine anno sfiorava gli 89 milioni (più 10%).

15 miliardi bloccati in Italia

Le stime di Ance a livello nazionale sono note: 15 miliardi di crediti fiscali bloccati, 25mila imprese a rischio con le evidenti ricadute sull’occupazione e problemi per circa 90mila cantieri. E la provincia di Bergamo, dove l’edilizia è tra l’altro punto di riferimento per l’intero sistema economico, è nella stessa situazione. Le modifiche introdotte dalla legge di Bilancio 2023 non funzionano e ci sono difficoltà derivanti dalla possibile introduzione di ulteriori limitazioni contenute nella bozza all’esame del governo. «Da mesi – continua Pesenti - ribadiamo l’importanza di proposte come la compensazione crediti tramite F24 (presentata congiuntamente Ance e Abi). Avevamo guardato con interesse alle alternative, avanzate da istituzioni locali, con operazioni pilota per acquistare dalle banche i crediti». Per Pesenti «è un gravissimo errore bloccarle, senza aver prima trovato una soluzione definitiva e strutturale. Anche in considerazione della sfida europea di riqualificazione di immobili esistenti, obiettivo irraggiungibile senza un sistema di incentivi e strumenti finanziari adeguati».

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