Tenaris, utile record a 634 milioni

Secondo trimestre Per la multinazionale ricavi a 2,8 miliardi di dollari, in aumento dell’83% rispetto a un anno fa. In Nord America volano le vendite di tubi: più 124%. Prevista un’ulteriore crescita nella seconda parte del 2022.

Per dirla con Paolo Rocca, «il momento è favorevole per il nostro settore». Il presidente e amministratore delegato di Tenaris, colosso siderurgico che controlla la Dalmine, commenta numeri più che brillanti riferiti al secondo trimestre dell’anno, con ricavi a 2,8 miliardi di dollari, in crescita del 18% rispetto ai primi tre mesi dell’anno e dell’83% se raffrontati con lo stesso periodo del 2021. Tirando le somme, in sei mesi, le vendite di Tenaris raggiungono i 5,167 miliardi (più 90,6%).

«Livelli record»

Tornando ai conti di aprile-giugno, «abbiamo registrato un Ebitda di 800 milioni di dollari, un livello che non si registrava dal 2009», afferma Rocca. Per non parlare dell’utile netto - più che raddoppiato - «pari a 634 milioni di dollari, è a livelli record». Ed è il Nord America ad «aver dato il maggior contributo per raggiungere questa performance: è al centro dei nostri sforzi per aumentare la produzione».

È lì che le attività di perforazione continuano a crescere, oltre che in Medio Oriente e in altre parti del mondo, mentre, spiega Rocca, «i principali produttori di petrolio e gas stanno adoperandosi per aumentare le forniture, in modo da evitare potenziali carenze e alleviare i prezzi dell’Lng (gas naturale liquefatto, ndr) che hanno raggiunto livelli senza precedenti». L’attività di perforazione offshore è in aumento, in particolare nelle acque al largo di Brasile, Guyana e Africa subsahariana e i progetti per la realizzazione di pipeline stanno proseguendo in Medio Oriente e in Sud America. Nel dettaglio, le vendite di tubi e servizi si sono attestate a 2,632 miliardi di dollari (più 88%), concentrandosi in particolare in Nord America - più 124% a 1,583 miliardi - e a seguire in Sud America con 462 milioni (più 101%), in Europa con 259 milioni (più 52%), in Medio Oriente e Africa con 260 milioni (più 14%) e in Asia Pacifico con 67 milioni (più 7%).

Rallentamento da luglio

È ormai un’amara constatazione che «operiamo in un mondo dominato dall’incertezza, nel quale i prezzi delle merci possono cambiare molto rapidamente e la stabilità economica e politica sembra un traguardo lontano», dice Rocca. Nonostante questo, nella seconda parte dell’anno la multinazionale prevede un’ulteriore crescita delle vendite e margini stabili, con prezzi più alti in grado di compensare gli aumenti dei costi. E un flusso di cassa che si manterrà in territorio positivo. Ma nel terzo trimestre l’incremento delle vendite sarà più limitato, perché «influenzato da fattori stagionali e da minori spedizioni per progetti di realizzazione di pipeline».

Dipendenti a quota 24 mila

La ricetta di Tenaris dopo il crollo del mercato determinato dalla pandemia è stata quella di «incrementare in tutto il mondo le nostre operazioni industriali e di supply chain», sottolinea Rocca, precisando che «attualmente stiamo lavorando a livelli di capacità molto alta in molte delle nostre linee di prodotto». A partire dalla fine del 2020 «abbiamo aumentato la nostra forza lavoro da 19 mila a 24 mila dipendenti, perché il volume di produzione del nostro sistema industriale è cresciuto del 75% e ci prepariamo ad aumentare ulteriormente la produzione nei prossimi mesi».

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