Terziario vivace: a trainare è il turismo, ma il futuro è incerto - I dati

LA CONGIUNTURA. Forte crescita dei servizi guidati dal turismo, con il commercio al dettaglio in chiaroscuro. Spinta dei prezzi trainante. Tempistiche non chiare sul rientro dell’inflazione. Occupazione in leggero rialzo.

Un terziario che si conferma vivace, quello bergamasco e che chiude il 2023 con una crescita media annua significativa sia per quanto riguarda i servizi (+4,9%) che per il commercio al dettaglio (+4%), anche se in quest’ultimo settore la crescita si è concentrata nella prima parte dell’anno.

Crescita anche nel quarto trimestre

Anche nel quarto trimestre la crescita è proseguita, specie nei servizi, dove il volume d’affari aumenta rispetto allo stesso periodo del 2022 del +5,7%, in accelerazione in confronto alle rilevazioni precedenti, mentre su base trimestrale la velocità di crescita sale al +1,7%. Più ridotto l’incremento di fatturato nel commercio al dettaglio (+1,9% su base annua e +0,4% su base trimestrale), che risulta in attenuazione rispetto al terzo trimestre.

Uno scenario in cui, specie nel commercio al dettaglio, la spinta dei prezzi sul fatturato è stata marcata (ancora superiore al 3% l’incremento dei listini nel quarto trimestre), effetto al netto del quale i volumi di vendita hanno probabilmente registrato un calo. Se quindi il 2023 è stato un anno positivo per i servizi, trainati dalle attività legate al turismo, e in chiaroscuro per il commercio al dettaglio, le aspettative per l’inizio del 2024 fotografano una situazione di incertezza tra gli imprenditori.

Bene ospitalità e ristorazione

A livello di settori, chi ha contribuito di più alla crescita sono quelli che beneficiano ancora della fine delle restrizioni a seguito dell’uscita dall’emergenza sanitaria, ovvero le attività di ospitalità, alloggi e ristorazione e i servizi alla persona, mentre il commercio all’ingrosso ha risentito maggiormente della caduta del potere d’acquisto dei consumatori, registrando una flessione. I servizi alle imprese, che costituiscono il settore più rilevante dal punto di vista dimensionale, hanno infine mostrato una crescita in linea con la media.

Per quanto riguarda l’occupazione, il 2023 si chiude con l’ennesimo saldo positivo, per quanto limitato (+0,1% la variazione del numero di addetti tra inizio e fine trimestre), e archivia così una crescita in media d’anno pari al +3,8%, dopo la battuta d’arresto registrata nel 2022.

Come detto, i risultati complessivamente positivi archiviati l’anno scorso si riflettono però solo parzialmente nelle aspettative degli imprenditori, almeno per quanto riguarda il fatturato: il saldo tra previsioni di crescita e diminuzione per il prossimo trimestre mostra infatti un lieve miglioramento, ma resta in area negativa (-1 punto). Il 2024 potrebbe infatti vedere l’esaurirsi dell’effetto legato alle cosiddette «riaperture» post-Covid, mentre i benefici legati al rientro dell’inflazione hanno delle tempistiche ancora incerte. Nettamente positivo risulta invece il saldo per quanto riguarda le aspettative sull’occupazione (+14), a conferma di un fabbisogno ancora insoddisfatto. Anche il fatturato delle imprese orobiche nel commercio al dettaglio mostra una chiusura d’anno positiva con un +1,9%, valore che evidenzia però un rallentamento rispetto al trimestre precedente. Tornando alla crescita dei prezzi, ha riguardato soprattutto i prodotti alimentari: il fatturato dei negozi alimentari e di supermercati e minimarket è quindi cresciuto in misura significativa, mentre l’incremento è stato più ridotto per i negozi non alimentari, dove i prezzi sono cresciuti meno e i consumi sembrano aver risentito in misura maggiore della perdita di potere d’acquisto delle famiglie.

Mazzoleni: «Priorità servizi»

Per il presidente della Camera di commercio Carlo Mazzoleni, «la performance del commercio è al di sotto dei servizi. Possibile che le riaperture post Covid abbiano spinto più i consumi di servizi a scapito dell’acquisto di beni, posto che il potere d’acquisto delle famiglie si è ridotto per l’aumento dei prezzi a cui non sono corrisposti adeguamenti salariali».

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