Trussardi pronta a passare alla Miroglio

L’OPERAZIONE. La maison del Levriero, la procedura del Tribunale e l’offerta convincente del gruppo piemontese. Verso l’ingresso in una realtà internazionale con nove brand di moda e 1.100 punti vendita, presente in 22 Paesi.

Non è ancora ufficiale, ma siamo quasi ai dettagli. Si sblocca il futuro della bergamasca Trussardi, tra i brand più prestigiosi e internazionali della moda italiana, che versa da anni in una complessa crisi finanziaria, ma che ora sta per passare al gruppo piemontese Miroglio.

Le trattative, già in fase avanzata da mesi, si sarebbero sbloccate con il via libera (per ora solo informale, come fanno sapere alcune fonti) da parte del Tribunale di Milano: la maison del Levriero è stata infatti sottoposta a una procedura di composizione negoziata della crisi avviata nel marzo 2023, prima per sei mesi, poi prorogata per altri sei, in accordo con i creditori.

Adesso pare sia arrivato l’ok al passaggio di Trussardi, finora controllata dal fondo QuattroR che ne detiene il 60%, alla società del Cuneese guidata da Alberto Racca, anche se manca l’ufficialità, dal quartier generale di Alba permane ancora il «no comment», anche se poi si aggiunge che «il gruppo è pronto a cogliere importanti opportunità sul mercato». Sul piatto, oltre al marchio, alcuni store del Levriero (pare escluso Palazzo Trussardi in piazza della Scala a Milano), magazzino, archivi storici e un numero non ancora stabilito di lavoratori (in corso le consultazioni con i sindacati): a Bergamo da tempo non c’è più produzione, resta lo storico Outlet di Almé.

Verso un aumento di capitale

Il salvataggio, da parte di Miroglio che dovrebbe intervenire immettendo forze finanziarie fresche attraverso un robusto aumento di capitale (per un rilancio in grande stile, servirà una cifra non inferiore ai 50 milioni), metterebbe in sicurezza un marchio ultracentenario (fondato a Bergamo nel 1911), ma che da anni era andato incontro a forti difficoltà, con un’esposizione debitoria di oltre 50 milioni e i circa 200 dipendenti che hanno da poco (dicembre 2023) terminato il periodo di cassa integrazione straordinaria.

Nel 2019 la maggioranza dell’azienda era stata rilevata dal fondo QuattroR dalla famiglia Trussardi (quota di circa il 60%), attraverso la costituzione di una Newco partecipata al 70% da QuattroR e da Tomaso Trussardi al 30%, che controllava l’86% della holding Finos, azionista unico di Trussardi. In quest’ultima fase, a curare la ristrutturazione aziendale, era poi stata chiamata un’altra società bergamasca, la 3X Capital di Angelo Rodolfi, che ha dovuto gestire una crisi, quella del Levriero, legata a filo doppio anche con le sanzioni per la guerra e le mancate vendite verso il mercato russo, dove il marchio è da decenni popolarissimo. Fin dal giugno scorso erano state avviate trattative ChimHaeres e GrowCapital Global Holding per l’acquisto di alcuni rami d’azienda, poi non andate a buon fine, con un sondaggio anche da parte del gruppo partenopeo di borse e calzature Miriade. Negli ultimi mesi è entrato in gioco con forza Miroglio, rimanendo, da inizio 2024, l’unico player della partita, forte di un’offerta ritenuta «convincente».

Oggi Miroglio è un gruppo internazionale consolidato con migliaia di dipendenti: gestisce 36 società controllate, tra cui 9 marchi di abbigliamento (i brand più noti in portafoglio sono Elena Mirò, Motivi, Oltre e Fiorella Rubino), 1.100 punti vendita in 22 Paesi e nel 2023 ha avuto ricavi per 550 milioni di euro. L’acquisizione della maison bergamasca consentirebbe al gruppo piemontese guidato con dinamismo da Alberto Racca di aumentare, con un target più mirato all’abbigliamento del segmento lusso una maggior riconoscibilità a livello mondiale, oltre al prestigioso know-how di Trussardi sul fronte degli accessori.

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