Un’ottima vendemmia: +30%. Rischio giacenze nelle cantine

LO SCENARIO. Cantoni: il bel tempo ha favorito la produzione di bianchi. I prezzi dell’imbottigliato salgono oltre l’8%. In frenata le vendite nella Gdo.

Vino italiano, è allarme giacenze. A luglio, l’equivalente di 6 miliardi di bottiglie era fermo nelle cantine, per un invenduto superiore del 4,5% sul 2022, con punte del 10% per i vini Doc (Osservatorio Uiv-Vinitaly su dati Masaf). Ma il problema è più ampio: in Francia si investono 200 milioni di euro per trasformare le scorte in eccesso in alcool non alimentare, si studia l’espianto di 10 mila ettari vitati a Bordeaux e nel primo quadrimestre le vendite calano del 15% (-22% Germania, -34% Portogallo).

Il quadro stimola una riflessione: in Europa c’è troppo vino? Il comparto bergamasco monitora con attenzione un mercato segnato dall’inflazione, dall’evoluzione dei gusti e dagli approvvigionamenti record della pandemia. Sul territorio, sono le grandi aziende a trovare più analogie con la situazione italiana. «La vendemmia 2023 sarà più ricca del 2022 - racconta Sergio Cantoni, direttore del Consorzio di Tutela Valcalepio -: un settembre caldo ci sta dando il 30% di uve in più, soprattutto i bianchi». Ci dovremo aspettare cantine piene? Sì. «Molti non sono attrezzati per tenere tutte queste scorte» fa notare Lamberto Frescobaldi, presidente dell’Unione Italiana Vini, costituite soprattutto dai vini di primo prezzo (tengono meglio quelli di fascia alta).

Un’abbondanza che stimola ad abbassare i prezzi per liberarsi dagli stock. «Ma servono strategie per andare in direzione opposta» ammonisce Cantoni. I produttori rischiano di ritrovarsi, quando il mercato ripartirà, con prodotti svalutati rispetto alla concorrenza. Un «pericoloso boomerang», proprio mentre i prezzi dell’imbottigliato salgono di oltre l’8% (dati Circana sul primo semestre). Per la Cantina Sociale Bergamasca (600mila bottiglie più lo sfuso, per una media di 7mila ettolitri l’anno), di cui Cantoni è direttore, «la Gdo è calata del 15% nel 2023 - precisa -, segnando delle giacenze, ma è in risalita rispetto al 2022». Le vendite di vino a prezzi costanti nella grande distribuzione , infatti, segnano -4,6% (giugno 2023 su 2022) e -6,4% rispetto al 2019 (dati Nielsen). Giacenze in crescita dell’11% sul 2022 per la Cantina Sociale Val San Martino (circa 500 ettolitri l’anno), «per via di un leggero aumento dei prezzi - spiega il presidente Pietro Rota - e dei nuovi conferimenti legati ai prodotti lanciati in estate». In flessione del 5% la vendita delle bottiglie, compensata da un +10% dello sfuso.

Al contrario, l’azienda «Medolago Albani» di Trescore (25 ettari, 300mila bottiglie più lo sfuso), che ha nella Gdo il principale canale di vendita dell’imbottigliato, rivela che nel 2023 le vendite sono in aumento del 10%, con Gdo e online in rialzo. Per stilare un bilancio dell’anno - precisa la proprietà - servirà aspettare Natale, «visto che nel terzo quadrimestre si realizza circa il 40% delle vendite». Un punto di vista condiviso dalle aziende più piccole: «è il periodo in cui i privati acquistano di più e in cui si lavora sulla regalistica» precisa Stefano Gavazzeni, titolare de «La Cornasella» di Grumello (12-15mila bottiglie), «e in cui recuperare dallo stallo estivo delle vendite, complice la stagione molto calda che ha disincentivato il consumo di vino» aggiunge Angelo Bertoli, alla guida dell’omonima cantina di Castelli Calepio (in media 14mila bottiglie più lo sfuso).

Stabile la situazione delle medie aziende. «La giacenze sono praticamente a zero al netto dei prodotti in affinamento e aspettiamo l’uscita di 3 dei 7 vini prodotti per rispondere alla domanda» fa sapere Diego Quaggio di «Caminella» (Cenate Sotto, 65mila bottiglie), mentre Romildo Locatelli di «Tosca» (Pontida, 25mila bottiglie) consegna «una situazione in linea con gli scorsi anni, anche per via di una 2022 meno produttiva del 20%. Cresce l’Horeca.

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