Banche italiane, risultati e attese

Che il ciclo che ha visto negli anni scorsi le banche in caduta di credibilità e bersaglio della campagna populista del 2018 sia ormai terminato, lo dimostra il tono con cui il presidente Antonio Patuelli ha aperto l’Assemblea annuale di Abi: sostanzialmente sereno, positivo, a tratti orgoglioso di un sistema che presenta risultati concreti: «Le banche hanno continuato a rafforzare patrimoni e liquidità, e ridurre i crediti deteriorati».

E hanno fatto i compiti dettati dalla Bce, se è vero che, in proporzione alle popolazioni, si sono fatte più aggregazioni bancarie in Italia che negli altri Paesi europei. La «pagella» del Governatore di Bankitalia Visco, subito dopo di lui, ha confermato che il sistema è oggi «equilibrato» e infatti «il rapporto tra il capitale di migliore qualità e gli attivi ponderati per il rischio (Cet1 ratio, l’indicatore chiave sulla salute delle banche, ndr) è del 14,6%», più alto del periodo pre pandemia. Visco si riferiva peraltro soprattutto alle banche maggiori, accennando invece con preoccupazione ai problemi delle banche «medio piccole», a rischio di «liquidazione atomistica» e «bail in per i depositanti. Parole diverse invece sulle casse rurali, che hanno «quasi completamente» colmato il divario di redditività. Patuelli ha potuto comunque rivendicare lo sforzo notevole del suo comparto, facendo notare, con l’utilizzo però di strumenti preventivi e non emergenziali, l’importanza della capacità di risoluzione delle crisi con fondi interbancari di origine privata.

Anziché in posizione difensiva, come spesso negli ultimi anni, il presidente - recentemente confermato per la terza volta - si é quindi potuto dedicare con più tranquillità sia alla reiterata valorizzazione degli aspetti ambientali (quattro volte la parola sostenibilità nelle prime due pagine) sia alla messa in guardia rispetto all’ambivalenza di alcune innovazioni, come l’uso dell’intelligenza artificiale o la diffusione non regolamentata delle criptovalute. «Occorre - ha detto - la costituzionalizzazione del web per far valere le regole del diritto». A proposito del quale ha invocato una attenzione, effettivamente spesso dimenticata, alle regole dello Stato di diritto: «Identiche regole e stessa Vigilanza per operazioni finanziarie realizzate da soggetti giuridici diversi». Questione che riporta al problema della non ancora risolta e sempre rinviata (lo ha detto un po’ rassegnato il ministro Franco) Unione bancaria europea, in cui sono aumentate solo le regole restrittive di vigilanza.

Vincenzo Visco, dal canto suo, non ha lesinato preoccupazione per la situazione generale in questi tempi di pandemia e di guerra, limitandosi peraltro a definirla con il termine incertezza. Certo, c’é un’inflazione che sale come non si vedeva da decenni, ma per quattro quinti è di origine energetica e il Governatore lascia aperti spiragli per il 2023, confida nelle riforme del Pnrr e nella mole di investimenti connessi. Il ministro Franco poco dopo di lui metterà insieme qualcosa come circa 600 miliardi disponibili.

In un fuori testo dal microfono, Visco ammetterà che le stesse banche centrali si sono sbagliate con qualche eccesso di ottimismo sulle previsioni e sugli effetti delle crisi, osservando però che nessuno poteva immaginare una evoluzione del prezzo del gas da 30 a 180 dollari in un breve spazio di tempo. Tutto questo, naturalmente, ha lasciato un po’ di gelo nell’Aula affollata da banchieri, perché incertezza è sempre meglio che sicurezza del disastro, ma qualche giornale europeo ha indicato traguardi di costi a 300 o più, se la Russia chiude le sue erogazioni. Anche per questo Daniele Franco ha cercato di non insistere troppo sul pessimismo, valorizzando il fatto che la pandemia avrebbe dovuto portare il debito al 160% e siamo invece al 150,8%, con un costo medio che nel 2022, sarà «ben al di sotto» della crescita del Pil. Consoliamoci, dunque, e registriamo positivamente un Patuelli che ha alzato la voce per rivendicare il primato dell’etica e dell’intransigenza morale nell’economia del mercato regolato, nella società aperta, e in un’Europa che non si limiti all’economia e superi le regole del veto.

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