
L'Editoriale / Bergamo Città
Domenica 15 Marzo 2020
Bergamaschi solidali
fino a dare la vita
Dare la vita per salvare il prossimo. Non c’è testimonianza umana più grande. Ce lo ricorda, se ce ne fosse bisogno, Diego Bianco, 46 anni, di Montello, operatore del 118 all’ospedale Papa Giovanni, morto ieri di coronavirus dopo aver frequentato ambienti dove viaggia la pandemia. Lascia la moglie e un bambino di sette anni. Riemergono dalla memoria le sei suore delle Poverelle uccise nel 1995 in Congo da un’altra epidemia, l’Ebola. Consapevoli del pericolo nel quale si trovavano, decisero di restare in Africa tra il «loro» popolo per assisterlo.

Due storie diverse per luoghi, temperamenti e motivazioni delle persone, ma accomunate da una disponibilità: il sacrificio di sé nel praticare il proprio servizio. Sarebbe da stolti meravigliarsi. Storicamente la Bergamasca ha sempre dato prova di generosità e di capacità di mobilitazione quando c’è una richiesta d’aiuto in seguito a una grave emergenza. È successo per l’alluvione del Polesine nel 1951, quando si viveva ancora nelle ristrettezze del post Seconda guerra mondiale, ma è accaduto per i terremoti in Friuli (1976), in Armenia (1988) e per quelli più recenti nel Centro Italia.
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