Città-stato nuova via
di politica virtuosa

Da un lato assistiamo alla crescente affermazione di movimenti «sovranisti», attorno ai quali si raccolgono paure, malumori e prevenzioni collettive; dall’altro viviamo un evidente tracollo dello «Stato nazione», sempre meno capace di controllo e di visione sulla sfera economica e sociale, per il definitivo consolidamento della globalizzazione. Il capitale finanziario sfugge progressivamente al controllo del fisco e il mondo del lavoro e il valore della moneta vengono determinati da fattori economici per l’appunto globali. Le principali contromisure vengono ricercate in alleanze o accordi tra Stati e nella costituzione di organismi comunitari internazionali, come il caso dell’Europa, al fine di contrastare l’egemonia fluttuante del mercato.

Ad aggravare le difficoltà dei governi centrali sono poi intervenuti, con effetti più o meno pesanti, altri fattori come il progressivo decadimento intellettuale della classe politica e l’inefficienza di molte burocrazie e delle classi dirigenti. Da parte di numerosi economisti e politologi si sostiene che non sia sufficiente per gli Stati ricercare equilibri verso l’alto, ma che sia soprattutto necessario agevolare lo sviluppo di architetture istituzionali più vicine al cittadino, come quelle rappresentate dalle città.

In questa direzione sono orientate alcune teorie elaborate dall’autorevole economista e politologo indiano Parag Khanna, che vive da tempo negli Usa. In un saggio dal titolo «La rinascita della Città-Stato» Khanna scrive: «Le Città-Stato rappresentano le fondamenta, il nuovo modello di soluzioni per le sfide che si chiamano urbanizzazione sostenibile, gestione della diversità e navigazione nella turbolenza economica globale, sfide che stanno al cuore di questo XXI secolo. Le città, ancor più prontamente delle nazioni, hanno la capacità di reinventarsi completamente nel giro di una sola generazione».

L’autore prende spunto dal nuovo ruolo svolto da molte città negli Stati Uniti e, soprattutto, dal caso della Cina, nazione che va sempre più assumendo una leadership mondiale grazie alla valorizzazione di un reticolo di Città-Stato che operano intensamente sul piano economico e sociale, potendo beneficiare d’ingenti risorse assegnate dal governo centrale. Secondo Khanna, dunque, la soluzione ai problemi alla base della crisi dello «Stato nazione» dovrebbe essere ricercata nello sviluppo di eccellenti politiche economiche locali che generino una fattiva alleanza fiduciaria tra i cittadini e i loro amministratori.

Alcuni esempi virtuosi ci confermano che questa soluzione si sta proponendo negli ultimi tempi anche nel nostro Paese. Non è di poco conto che in territori caratterizzati da una notevole presenza della Lega di Salvini quali, ad esempio, Bergamo e Brescia, vi sia stata una netta riconferma di sindaci come Giorgio Gori ed Emilio Del Bono, di tutt’altra estrazione politica. Evidentemente, ha prevalso il riconoscimento del loro impegno amministrativo e della loro capacità di preservare un contatto diretto con gli elettori, rispondendo con efficacia alle più corpose e condivise aspettative civiche. Questo stato di cose ha trovato in qualche misura conferma nelle recenti elezioni regionali in Emilia Romagna e in Calabria, dove si è registrata una notevole crescita dei votanti e nelle quali, con le elezioni di Stefano Bonaccini e di Jole Santelli, il voto è apparso sempre più legato all’apprezzamento delle qualità dei candidati, piuttosto che alla loro appartenenza politica. Tutto ciò suggerirebbe due considerazioni. La prima è che dopo l’ubriacatura della «democrazia diretta», si sta riaffermando la centralità della «democrazia rappresentativa», che ha il suo punto di forza proprio nella fiducia che gli elettori ripongono nella qualità dei propri eletti. La seconda è che le possibili semplificazioni dei grandi problemi dell’oggi non potranno venire solo dalle amministrazioni politiche centrali, bensì da una comunione d’intenti tra le stesse e i principali attori locali: imprese, amministrazioni e cittadini.

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