Codici rossi, tanti casi sono anche passi avanti

ITALIA. Due settimane, 67 interventi in casi di violenza familiare e di genere, in seguito a 44 telefonate da parte di vittime o familiari, 23 denunce da parte di vittime, 65 procedimenti penali avviati.

Sono i dati comunicati in questi giorni dai Carabinieri che segnalano l’impennata di «codici rossi» nella seconda metà di agosto nella provincia di Bergamo. I dati sulla violenza domestica e lo stalking del resto continuano ad aumentare ed è difficile capire quanto ciò sia dovuto all’espandersi del fenomeno e quanto invece alla maggiore propensione delle vittime a denunciare. Probabilmente entrambi i fattori sono presenti. Sicuramente è aumentata l’allerta sociale. Il lavoro di supporto e sensibilizzazione portato avanti da decenni da associazioni e gruppi, se in passato non è sempre stato compreso e aiutato, è ora riconosciuto come fondamentale per intercettare i segnali del territorio. Contano la maggior preparazione e tempestività di intervento delle forze dell’ordine e le norme che permettono ai magistrati di disporre misure di protezione in tempi più brevi che prima del Codice rosso, la legge 69 del 2019. Finalmente si va tutti nella stessa direzione.

La differenza non sta negli individui ma nella reazione delle società nel loro complesso. Vi sono società che hanno tollerato o persino teorizzato la diseguaglianza e il diritto della violenza da parte del più forte ma che nel tempo evolvono e modificano l’atteggiamento e altre che persistono nel sopruso.

Il maltrattamento familiare è una piaga sociale presente in tutte le società umane e si esprime sempre come coercizione e violenza di chi è fisicamente più forte verso chi è fisicamente più debole: del maschio sulla femmina, dei genitori sui figli. Tocca agli psichiatri studiare perché questo accada: sfogo delle frustrazioni? Compensazione di potere? Pura malvagità? La differenza non sta negli individui ma nella reazione delle società nel loro complesso. Vi sono società che hanno tollerato o persino teorizzato la diseguaglianza e il diritto della violenza da parte del più forte ma che nel tempo evolvono e modificano l’atteggiamento e altre che persistono nel sopruso. Gli esempi internazionali li abbiamo sotto gli occhi ogni giorno, portati dalla cronaca. Ma anche a casa nostra la tolleranza verso la violenza di genere è antica e ben radicata.

i film della commedia all’italiana dagli anni ‘50 ai ‘70 del Novecento sono pieni di sberle e insulti che il pubblico trovava divertenti e che attrici-icona accettavano, sia pure nella finzione scenica, di subire, rafforzando gli stereotipi sociali.

Le donne stesse hanno introiettato a lungo l’inevitabilità della violenza maschile. I film della commedia all’italiana dagli anni ‘50 ai ‘70 del Novecento sono pieni di sberle e insulti che il pubblico trovava divertenti e che attrici-icona accettavano, sia pure nella finzione scenica, di subire, rafforzando gli stereotipi sociali. E, sempre nella nostra tradizione, non c’è romanzo popolare che non preveda un padre o marito violento. Solo con l’abolizione del codice Rocco, il nuovo diritto di famiglia, il femminismo delle nonne, la riscoperta del femminismo da parte delle nipoti, le cose sono cambiate e prima la percezione sociale e poi le leggi che regolano il comportamento degli individui rispetto alla collettività (e viceversa), hanno modificato il quadro.

L’importanza dell’allerta sociale

Per questo è così importante l’allerta sociale. Perché insieme si cambia, ci si aiuta a leggere i segnali, si supporta e si rafforza l’intervento repressivo e protettivo che, se efficace, può allargare nelle vittime silenti il coraggio della denuncia nella convinzione (o speranza) che si sarà ascoltate. È un processo aperto.

La cronaca ci dice che purtroppo braccialetti elettronici e divieti non bastano, i numeri di questi giorni che non solo siamo lontani dalla soluzione, ma che la sensazione diffusa di insicurezza e gelosia sociale sta alzando i livelli di aggressività generale. E l’aggressività trova sempre i modi più elementari e a portata di mano per sfogarsi e rivalersi. E che cosa è più a portata di mano della propria compagna, dei propri familiari? Chiara Valerio sostiene che la matematica non si capisce perché ce la presentano come una sequenza di procedure di calcolo isolate dalla storia e non come il mezzo per capire le relazioni tra le cose e comprendere ciò che importa per la direzione da prendere. Vale anche per i fenomeni sociali. Per provare a uscire dalla violenza di genere, dobbiamo ragionare sulle relazioni fra le cose. Le misure di contrasto e aiuto per le situazioni in atto che abbiamo messe in campo sono indispensabili. Ma come adulti dobbiamo guardare anche a ciò che può incubare nuova violenza, nuova passività, nuovi stereotipi nelle lande desolate di molte preadolescenze.

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