Diamo ai nostri giovani
fiducia e ottimismo
per «la novella storia»

Anche quest’anno, per quasi mezzo milione di studenti, sono iniziati gli esami di Stato, un rito di passaggio imprescindibile per molti giovani che, superando questa «prova», entrano ufficialmente a far parte del mondo dei «maturi», ossia quello delle scelte consapevoli, delle relazioni responsabili, delle conoscenze applicate alla società. Nella ritualità di questi ultimi due anni, qualcosa è però cambiato: la pandemia e l’applicazione obbligatoria della didattica a distanza (la ormai conosciuta dad) hanno modificato i nostri adolescenti, il loro modo di rapportarsi ai professori e ai loro stessi compagni.

Oltre alla sofferenza immensa provocata dalla malattia che ha toccato direttamente o meno tutte le nostre famiglie, sono andati incontro a una sofferenza mascherata e nascosta, difficile da definire perché mai sperimentata prima. Sono venute improvvisamente a mancare, soprattutto in questo ultimo anno scolastico, tutte le loro abitudini, tutto ciò che riconoscevano come parte della loro crescita in qualità di persone: lezioni in classe, riunioni, incontri con gli amici, dialogo vis-à-vis con i docenti.

Eppure le verifiche, i voti, i compiti sono rimasti. Eppure i loro doveri di studenti non sono mai stati messi in discussione, a conferma che il loro apprendimento non è mai stato, per fortuna, interrotto. Ma i loro diritti? Forse occorre pensare a questi ultimi. Non perché non esistano – tutt’altro: la nostra scuola riconosce e tutela i diritti degli studenti –, ma perché credo che in questi tempi, i nostri ragazze e ragazzi abbiano bisogno assoluto di un diritto potenziato: quello di essere ascoltati, possibilmente faccia a faccia (anche con la mascherina).

Ascoltiamo i nostri maturandi, ascoltiamoli attentamente, anche nei silenzi! La maturità 2021 ha solo una lunga prova orale, in cui ogni studente argomenterà i diversi temi secondo precise scansioni. Insomma, una prova a tappe, quasi un viaggio nel quale dovranno sapersi orientare e dimostrare il livello delle loro conoscenze.

Invito tutti gli insegnanti a trasformare, se possibile, questo viaggio di un’ora in un dialogo fatto di attenzioni, accoglienza e comprensione. Che non significa essere «larghi di manica» e ammorbidire i criteri di valutazione, ma dare fiducia ai nostri adolescenti, farli sentire «cresciuti», a maggior ragione in un contesto difficile e complesso come quello scatenato dal Covid-19. Penso sia opportuna una costruttiva riflessione sulle aspettative dei ragazzi più che sul percorso valutativo e sul format degli esami di Stato di quest’anno, lasciando per ora sullo sfondo la questione di quale sia la migliore modalità per concludere il ciclo scolastico di secondo grado. Intercettare le loro aspirazioni e, purtroppo, anche le loro paure, diventa particolarmente urgente nel panorama attuale, sul quale gravano ancora diverse incertezze. Queste esperienze ci devono insegnare che le soluzioni alle difficoltà, alle tragedie, hanno soltanto punti di forza sicuri: il sapere e il sapere relazionale. Un sapere cioè che non si dà come accumulo di nozioni, ma che è necessario alla nostra vita comunitaria di esseri umani. La ricerca sui vaccini portata avanti con determinazione da molti giovani è testimonianza esemplificativa di questo sapere che abbraccia e aiuta tutti. Dimostriamolo ai nostri ragazzi. Sono convinto che occorre trasmettere loro fiducia e un po’ di sano ottimismo. Molti maturandi di oggi saranno a breve nuove matricole universitarie: auguro a loro tanta energia e piena consapevolezza dei loro talenti. La maturità è sempre speciale, ma quest’anno lo è un po’ di più: in bocca al lupo, ragazze e ragazzi! Come lo fu per il grande Goethe, oggi «incomincia la novella storia».

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