Energia e gas, collaborare per superare gli ostacoli

Come per tutti i conflitti, anche quello del gas tra Europa e Russia – parallelo all’invasione dell’Ucraina - prevede un’economia di guerra. Lo ha spiegato ieri da Bruxelles il presidente della Commissione dell’Unione Ursula von der Leyen annunciando un piano strategico per l’economia energetica. Il ras del Cremlino Vladimir Putin apre e chiude i rubinetti del suo gasdotto Gazprom come se avesse il dito sul grilletto di una mitragliatrice contro le imprese europee.

Che infatti sono allo stremo di fronte a bollette dieci volte più alte, in attesa che raddoppino ulteriormente entro la fine dell’anno, come prevedono gli esperti. La maggior parte delle industrie resistono, ma fino a quando? Di fronte a questi aumenti stratosferici, molte aziende sono costrette a rallentare la produttività, altre ad aumentare i prezzi, con la conseguenza di innescare la recessione o favorire la concorrenza di mercati come la Cina, l’India o la Turchia.

Se pensiamo che per produrre un metro cubo di piastrelle occorrono in media tre metri cubi di gas, abbiamo tutta la misura della guerra che sta vivendo il nostro comparto industriale e del terziario. Sono a rischio un milione di posti di lavoro, per non parlare della recessione strutturale che si rischia di innescare. Dunque, è tempo di contromisure. La prima è una piena collaborazione, come avviene in tempi di guerra, tra imprese e sindacati. Il segretario della Cgil Landini ha detto recentemente che non c’è un minuto da perdere, altrimenti si rischiano tensioni sociali altissime.

Una soluzione potrebbe essere la destinazione di una parte degli extraprofitti delle imprese che hanno vendemmiato utili a profusione negli ultimi tempi (quelle energetiche in primis, ma anche quelle farmaceutiche per via della pandemia) alle famiglie e alle imprese in difficoltà. Anche i sindacati orobici sono pronti a fare la loro parte di fronte alle «misure straordinarie» evocate dalla von der Leyen. Alcune di queste misure potrebbero essere un fondo speciale per le aziende a corto di liquidità per via del caro bollette, la cassa integrazione straordinaria, la rimodulazione dei cicli produttivi (con il lavoro anche il sabato per compensare il rallentamento della produzione e pagare meno luce e gas) oltre alla riduzione obbligatoria dei consumi nelle ore di punta.

Anche lo smart working è un’arma contro il caro bollette delle imprese. Di fronte a una situazione straordinaria, dice il presidente della Commissione europea, occorrono misure straordinarie. Ma forse la misura più imponente è un piano di razionamento con la riduzione intelligente dell’energia elettrica. Più facile a dirsi che a farsi.

Così come è difficile pensare di diventare autonomi energeticamente con il ricorso alle rinnovabili in poco tempo. Ci vorranno anni per aumentare gli investimenti, ne mancano 8, se va bene, per arrivare al taglio del 55% delle emissioni entro il 2030 e 28 per conseguire la neutralità climatica al 2050. Per raggiungere questi obiettivi sarà probabilmente necessario pensare anche al nucleare di ultima generazione, che presenta minori criticità. Sperando che in futuro anche la fusione nucleare possa rappresentare la svolta. Ma nel frattempo dobbiamo razionare le poche risorse che abbiamo a disposizione.

Il ministro francese Bruno Le Maire dice che se l’elettricità sarà separata dal gas daremo scacco matto alla Russia. Una misura importante, in grado di far scendere immediatamente i prezzi dell’elettricità. Quest’ultima infatti dipende dai prezzi del gas, tuttavia essa non viene prodotta esclusivamente attraverso il gas. Ma anche questa misura richiede una larga condivisione a livello europeo e tecnicamente presenta molti ostacoli. In guerra però gli ostacoli si superano e si rende possibile l’impossibile.

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