Forza Italia punta ai voti della Lega, resa dei conti

IL COMMENTO. Oggi si vota in Parlamento la fiducia al governo sul decreto che mette un freno alla spesa pubblica causata dal cosiddetto Superbonus. Le opposizioni protestano (come sempre quando i governi mandano alle Camere troppi provvedimenti impacchettati dalla fiducia) e avanzano il sospetto che lo strumento più imperativo previsto dai regolamenti parlamentari serva soprattutto a riportare all’ordine i partiti che compongono la maggioranza.

Si ricorderà infatti che nei giorni scorsi ci furono veementi polemiche tra alleati sulla «retroattività» delle norme uscite dal ministero guidato dal leghista Giancarlo Giorgetti. Quest’ultimo risulta essere sempre più nel mirino del suo leader di partito perché considerato troppo vicino alla presidente del Consiglio nelle complicatissime partite che si stanno giocando nel centrodestra in vista delle elezioni europee dell’8-9 giugno.

Ecco, proprio le Europee stanno facendo litigare tutti i partiti, siano di maggioranza o di opposizione: ma mentre questi ultimi si giocano soprattutto la supremazia nella minoranza senza effetti sensibili sull’azione di governo, le liti nella maggioranza si scaricano proprio sui provvedimenti dell’Esecutivo. Per esempio ieri sia Forza Italia che Lega (per una volta concordi) si sono scagliati contro il vice ministro Maurizio Leo di Fratelli d’Italia reo di aver presentato con la propria firma un decreto che reintrodurrebbe il famigerato «redditometro», cioè lo strumento di «accertamento sintetico» del comportamento del contribuente per vedere se le sue spese siano compatibili con il reddito che dichiara. «Siamo sempre stati contrari al redditometro» attacca Tajani che vede nel decreto una misura contraddittoria con la linea di politica fiscale del governo tendenzialmente meno arcigna verso i cittadini. Addirittura Salvini se la prende con il Fisco «come il Grande Fratello» che cioè guarda di nascosto la vita privata delle famiglie per assestare micidiali colpi al loro conto in banca. Niente di più sbagliato, replicano Leo e Fratelli d’Italia: secondo questi ultimi le nuove norme servirebbe anzi a limitare il potere discrezionale del Fisco nell’usare il Redditometro (nel guazzabuglio delle norme varate e abolite dai diversi governi, il risultato sarebbe che l’Agenzia delle Entrate può ficcare il naso ovunque e quindi Leo vuol mettere un freno a questo potere). Insomma, sarebbe quasi un abbaglio, una polemica montata sul nulla, meglio: su un equivoco, ma non importa, ciò che conta in queste settimane di campagna elettorale è di agitarsi e di presentarsi agli elettori di giugno come i migliori campioni dei loro interessi, costasse anche una bella litigata con gli alleati di governo.

Altro motivo di agitazione, la naja che Salvini vorrebbe reintrodurre: sei mesi di servizio militare o civile da assolvere tra i 18 e i 26 anni. Non piace a Forza Italia: «Troppo costoso, non se ne parla» sentenzia Tajani che negli ultimi giorni si è distinto per una serie di posizioni assai aspre proprio nei confronti di Salvini. Sarebbe lui il «Capitan Fracassa» di cui parlava il ministro degli Esteri prendendosela con chi nei manifesti elettorali scrive «serve meno Europa» - la Lega, appunto - o propone, come il salviniano Borghi, di abolire la presenza della bandiera dell’Unione europea negli uffici pubblici: «Roba da ignoranti, non si può neanche sentire». Ma si capisce tutta questa animosità: Forza Italia mira a superare nelle urne la Lega, e la Lega cerca con tutte le sue forze di resistere per mantenere il rango di secondo partito della coalizione. Salvini ha giocato tutte le carte sulla candidatura del generale Vannacci, uno con cui Tajani pare che non abbia voglia di prendere neanche un caffè.

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