Gas, perché quella nave è una vera rivoluzione

Italia. Nel dibattito pubblico italiano, commiserazione e piagnisteo hanno un posto d’onore ogni volta che si discute di riforme e prospettive economiche del Paese. Non sempre a sproposito, verrebbe da aggiungere, se consideriamo la performance economica dell’Italia negli ultimi venti anni, ben peggiore rispetto a quella di altri Stati europei.

Tuttavia, intrappolati come siamo – per inclinazione o per realismo che sia – da una simile cappa lamentosa, in questi giorni rischiamo di lasciar passare sottotraccia quella che ha tutte le caratteristiche di una rivoluzione virtuosa in corso nel nostro tessuto economico. Mi riferisco all’approdo, lo scorso fine settimana, nel porto di Piombino (Livorno), della nave rigassificatrice «Golar Tundra».

La nave in questione, costata 330 milioni di euro al gruppo Snam controllato da Cassa Depositi e Prestiti, una volta collegata alle necessarie infrastrutture, inizierà a svolgere un compito cruciale per la nostra economia. In sintesi, potrà incamerare i carichi di gas naturale liquefatto (LNG) trasportati da navi di tutto il mondo, dopodiché rigassificherà questo LNG e infine lo immetterà nella rete energetica nazionale.

La Golar Tundra ha una capacità di rigassificazione di 5 miliardi di metri cubi l’anno; vuol dire che da sola potrà garantire l’approvvigionamento di circa il 7% di tutto il gas che serve al nostro Paese in un anno, per generare calore o elettricità.

Perché si può parlare, per una volta senza esagerazioni, di «rivoluzione in corso»? Innanzitutto perché dietro il cambiamento tecnologico appena descritto, cioè dietro il passaggio dal trasporto del metano in forma gassosa e via gasdotto al trasporto in forma liquida e via nave, si cela un capovolgimento geopolitico che appariva impensabile soltanto due anni fa.

L’Italia si sta infatti emancipando dal suo storico fornitore di gas, la Russia, visto che Mosca ha dimostrato – prima, durante e dopo l’invasione dell’Ucraina – di voler brandire l’energia come un’arma. Il gas via nave arriverà soprattutto da nuovi fornitori, Stati Uniti e Stati mediorientali in primis, e in quantità tutt’altro che insignificanti, se consideriamo che nel 2024 un altro rigassificatore è atteso al largo di Ravenna. Così il nostro Paese si libererà dalla pericolosa condizione di dipendenza da un unico fornitore principale di gas. La diversificazione energetica potrà essere perseguita scegliendo venditori diversi in aree diverse del mondo, accrescendo così la nostra sicurezza energetica. Aziende e famiglie ne trarranno giovamento, visto che i rincari energetici senza precedenti dell’ultimo anno sono stati conseguenza diretta dell’incertezza e del progressivo venire meno degli approvvigionamenti russi.

Si può parlare di «rivoluzione in corso» anche perché la vicenda Golar Tundra ha dimostrato (finora) un’inattesa capacità del sistema Paese di adeguarsi rapidamente a una situazione che cambia. L’invasione russa dell’Ucraina è iniziata, lo ricordiamo, lo scorso 24 febbraio 2022. Senza attendere che Mosca chiudesse i rubinetti del gas verso l’Italia, la società Snam – su input del Governo Draghi – ha acquistato la nave Golar Tundra nel giugno 2022, in una fase in cui non eravamo certo gli unici Paesi al mondo a cercare navi simili, peraltro poco diffuse sul pianeta. Nemmeno un anno dopo, nel maggio 2023, la stessa Golar Tundra inizierà a funzionare e a processare il gas importato via mare. Sembra che come Italiani questa volta abbiamo fatto nostro il motto di Oscar Wilde, quello secondo cui «il tempo è uno spreco di denaro». E in assenza di pur sempre possibili colpi di coda di qualche Tar, avremo finalmente impostato una strategia energetica concreta in vista di un prossimo inverno che non sarà necessariamente semplice.

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