Gli italiani, le vacanze e i pensieri d’autunno

Il secondo esodo post Covid sta seguendo un copione ampiamente conosciuto, con pochi guizzi innovativi dello Strapaese. Come se gli italiani volessero riprendere da dove si erano fermati, quasi avessero schiacciato il tasto «pausa» sulla loro vita, ansiosi di ricominciare la loro esistenza anche nei loro antichi difetti. Comprese le cosiddette «partenze non intelligenti» come quelle di ieri, il solito esodo di fine luglio (22 milioni di automobilisti!) con traffico intenso un po’ dappertutto, code bibliche (non a caso si chiama esodo) e soprattutto statiche, lunghe ore e ore, a rimasticare i pensieri dentro l’aria condizionata (o il finestrino abbassato). In particolare sulle dorsali adriatiche e ioniche e in direzione di Francia, Croazia e Slovenia è tutto un coda-coda.

Eppure avevamo un anno di tempo, chiusi dentro i nostri lockdown, per programmare vacanze un po’ più scaglionate, alla larga dai bollini neri. Naturalmente la decisione di fare vacanze italiane a causa dell’emergenza sanitaria è una cosa buona. Peccato che il Belpaese sia infestato di cantieri stradali, ve ne sono ovunque, non solo nell’ormai famigerata autostrada che collega Ponente e Levante in Liguria, un tragitto di due ore può diventare di sei, otto, anche mezza giornata: ma dall’Autostrada del sole alla Salerno-Reggio Calabria a quasi tutti i raccordi autostradali le condizioni sono molto simili. La manutenzione è importante ma sulla scelta dei tempi forse bisogna lavorarci sopra. Possibile che la logica di aprire tutti i cantieri d’estate sia rimasta la stessa dagli anni ’50?

È un’estate italiana, con tutti i suoi vecchi difetti, dicevamo, e infatti sono comparsi puntuali i roghi dolosi che stanno divorando in particolare mezza Sicilia, complice il caldo africano. E naturalmente insieme agli incendi divampano le polemiche: di chi è la responsabilità di tale scempio? La Protezione civile punta il dito contro la Regione nell’eterno duello tra enti locali e Stato cui già abbiamo assistito in tema di emergenza sanitaria. Non se ne esce. La Sicilia brucia, e Palazzo dei Normanni perché non ha fatto prevenzione? E lo Stato che fa? Il tutto in un contesto di negligenza, condizioni climatiche propizie, lestofanti che appiccano in attesa di trasformare i terreni in lotti edilizi su cui costruire ville e residence.

Naturalmente andiamo in vacanza sperando di mettere il Covid alle spalle. Ma il Covid ci insegue, come nella canzone di Samarcanda. Raggiungiamo le località di vacanza con il green pass nel telefonino o nella valigia sperando che ci basti a cancellare tutto e ce la ritroviamo lì, la bestia, sui giornali, nei tg, sui social, con la sua variante Delta che attecchisce soprattutto tra i giovani. E così non possiamo fare a meno di dare un’occhiata ai bollettini in crescita con un peso sul cuore. Ci consolano le parole di Mattarella, che invita chi non lo ha ancora fatto a vaccinarsi, perché il vaccino è libertà e non il contrario, poiché grazie ad esso possiamo gradualmente riprendere la vita di tutti i giorni, quella che ci manca, che andiamo cercando «libertà che è sì cara», contro isteria e negazionismo, in nome del senso civico di appartenenza.

Il presidente chiede «uno sforzo straordinario di collaborazione globale». E intanto il pensiero va all’autunno sempre più imminente, alla spada di Damocle dello sblocco dei licenziamenti, ai timidi segnali di ripresa economica, alla scuola che dovrebbe ripartire in presenza ma forse ripiomberà nel vuoto della didattica a distanza per il terzo anno consecutivo. E la chiamano estate.

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