
L'Editoriale / Bergamo Città
Domenica 08 Novembre 2020
I 18 sequestrati
L’Italia beffata
Il pescatore è un mestiere antico come il mondo. Nei Vangeli è spesso presente anche in forma allegorica: era l’occupazione di alcuni discepoli che Gesù chiamerà a diventare pescatori di uomini. Una professione pesante e poco redditizia, ultimamente peggiorata per via di mari inquinati e di norme di tutela assenti. Proprio in questi giorni però, dopo ben 26 anni di attesa, la Camera ha approvato la Zona economica esclusiva, un’area che si estende fino a 200 miglia dalle nostre coste e tutela gli interessi degli italiani rispetto alle battute di pesca illegali.
Dalla notte tra l’1 e il 2 settembre scorsi otto pescatori siciliani e dieci di diverse nazionalità, con i pescherecci «Medinea» e «Antartide», registrati nel porto di Mazara del Vallo, sono sotto sequestro in Libia, costretti a entrare nel porto di Bengasi da una piccola vedetta e da un gommone della milizia del generale Khalifa Haftar, il capo militare libico tra i principali leader politici della Cirenaica. Da più di due mesi, quindi, un ufficiale discusso ricevuto spesso a Roma con i massimi onori, detiene illegalmente 18 cittadini. Il 20 ottobre scorso si è tenuto il primo processo: l’accusa è sconfinamento e pesca abusiva in acque libiche. Surreale in un Paese che tiene migliaia di migranti imprigionati, tra violenze, torture, stupri e talvolta delitti, ed ha una Guardia costiera infiltrata dalle mafie locali.
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