Il tritatutto elettorale su aborto e fine vita

ITALIA. Premessa generale: le guerre ideologiche sono inutili. Aumentano le polarizzazioni e sbaragliano la razionalità delle argomentazioni. Quando poi le guerre ideologiche sono condotte in tempo elettorale ogni questione si aggrava e il dibattito s’imbroglia e peggiora.

È quanto sta accadendo su aborto, fine vita, diritti presunti delle donne e diritti spariti dei bambini tra risoluzioni europee, correzioni di leggi nazionali, sentenze, ricorsi, insomma pasticci che hanno come unico risultato quello di smorzare la riflessione, renderla opaca e costruirne attorno una narrazione buona solo a far aumentare di qualche punto il consenso, a destra e a sinistra.

Si tratta di temi divisivi, inutile negarlo. Ma ciò non significa che non si possa trovare il modo per correggere il metodo che porta a tale contrapposizione. È davvero impossibile sui cosiddetti temi etici mettere da parte le agitazioni ed evitare ogni volta di rinfocolare le polemiche? Il dibattito attuale e il confronto ha come un punto di partenza la sentenza della Corte costituzionale americana sull’aborto che non elimina affatto l’aborto, come sostengono coloro che l’applaudono, né elimina un diritto, come afferma a chi la critica, ma è stata una scorciatoia ideologica per evitare di affrontare un dramma. Le donne americane che intendono abortire dovranno soltanto cambiare Stato, se il proprio ha deciso di abolire la legge che lo permette. Né si risolve la questione votando una norma sul diritto di aborto inteso come diritto umano fondamentale, poiché fino a prova contraria si tratta pur sempre della soppressione di una vita. Anche la legge francese che emenda la Costruzione della Republique non arriva a questo punto.

Eppure è proprio sul concetto di «diritto» che il dibattito si è arroccato. E in Italia è degenerato alla ricerca spasmodica di scorciatoie politiche, ideologiche e purtroppo anche istituzionali e amministrative solo perché qualcuno possa dire di essere più progressista di te o, al contrario, paladino della difesa della vita più di te. Sull’aborto l’emendamento della maggioranza che prevede rappresentanti di movimenti e associazioni nei consultori non è un attentato al diritto di aborto, che peraltro non esiste poiché non è questo lo spirito della legge 194. Eppure il governo così lo ha inteso o ha lasciato che così fosse inteso con l’occhiolino alle prossime elezioni provocando la scomposta reazione delle opposizioni. La realtà è un’altra, ma per vederla occorre togliersi le lenti ideologiche. È la stessa legge 194 che prevede all’art. 2 la collaborazione nei consultori di volontari che possano aiutare la maternità difficile. Ma per leggere bene le cose bisogna evitare atteggiamenti strumentali. La 194 va applicata in ogni sua parte, ma finora non è mai stato fatto.

Non prevede il diritto all’aborto, ma semmai il diritto (e dunque la libertà) a non abortire e quindi il ragionamento vero va fatto sulla cultura del figlio, su politiche familiari non a spot e su efficaci supporti alla natalità e alla famiglie, evitando ogni atteggiamento dogmatico.

Sul fine vita vale lo stesso ragionamento. Il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini è da un po’ di tempo che cerca di dimostrare al Paese e ai Dem di essere più a sinistra di Elly Schlein, infilando un pasticcio dietro l’altro, arrivando a stabilire con due delibere, senza dibattito democratico nell’ aula del Consiglio regionale, inventandosi un improbabile Comitato etico regionale e inviando addirittura linee guida alle Asl, che 42 giorni bastano per morire. Ha usato un atto amministrativo e non una legge (poi bocciata) come in Veneto, non ha chiesto lumi a nessuno solo per poter piantare la sua bandierina anti-Schlein e ha ignorato, decisione gravissima per un Presidente di Regione, un parere dell’Avvocatura generale dello Stato sul fatto che non spetta alle Regioni emanare norme sul tema.

Il Governo è ricorso al Tar. Cosa poteva fare altrimenti? Ciò che rattrista è il furore ideologico di tutti contro tutti con il falso obiettivo di difendere i diritti delle persone, in realtà con l’intento di disorientare e polarizzare il consenso. Della cura, che è il vero diritto delle persone, importa ormai a pochi.

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