Immacolata un mondo nuovo che inizia

ITALIA. Oggi giorno extra di festività natalizie in anticipo.

Tutto chiuso e aperitivo di vacanze, per celebrare la Solennità dell’Immacolata Concezione di Maria. A livello di teologia spiccia possiamo cavarcela così: oggi si celebra il momento in cui la Vergine Maria ha cominciato a esistere su questa terra, nel pancione di sua mamma, Anna. Il suo primo istante nella storia, il suo ingresso sulla scena dei secoli, per rimanervi poi per sempre. E si tratta di un cominciamento già segnato dalla Grazia, dalla carezza benevola di Dio - più di quanto non lo sia, già di per sé, ogni nascita. Maria, dal fotogramma iniziale della sua esistenza, dal concepimento, sperimenta nella propria carne - immeritatamente diremmo noi - il privilegio di essere risparmiata dal peccato originale.

Ha un bonus di vita piena, ma è una di noi. Tale vantaggio le viene dalla risurrezione di Cristo, che accade però più di trent’anni dopo. Ma in che senso è possibile questa contorsione temporale? La risurrezione è l’azione potente di Dio che vince la morte, che devia la freccia del tempo di ogni uomo, indirizzata verso la tomba: è l’epicentro del terremoto di vita che scuote la storia e la cambia. I meriti del Figlio sono la salvezza in anticipo della Madre. La risurrezione è un evento di salvezza così dirompente che si propaga in avanti e all’indietro: la legge che governa l’universo non è quella degli orologi, ma quella della salvezza. Così, la risurrezione guarisce non solo il futuro, rendendo salva ogni vita che muore in Cristo, ma anche il passato, risanando quanto il veleno del peccato aveva minacciato di adombrare e di rovinare. Il tocco di Dio che ripara il mondo dal tocco del male: Immacolata, perché senza questa macchia, senza questo germe di male che è incredibilmente lesto nel mettere radici nel cuore della specie umana, di ogni latitudine, epoca e cultura.

Ma che cosa può significare questo per noi? La maternità è un dono straordinario per tutta l’umanità. È il segno di un mondo che va avanti, che non finisce, che genera. E per mettere al mondo dei figli, soprattutto oggi, serve un pizzico di incoscienza: quella di chi sa di avere qualche buona ragione di vita da regalare loro. Per che cosa vale la pena affaticarsi, emozionarsi, ammalarsi e spendere il meglio di sé. Ogni uomo e donna che nasce deve rispondere a questa domanda, ma non può farlo da solo: ha bisogno di impararlo, almeno un poco, da chi l’ha preceduto. E poi di aggiungerci qualcosa. Con ogni neonato nascono anche, ogni volta, buone ragioni per vivere. Per sperare che la storia umana possa essere differente da come la si è sperimentata. Mettere al mondo un figlio, nonostante il male che si è visto all’opera, significa affermare con forza che il bene vale di più, merita di più. L’ago della bilancia pende da questa parte. L’Immacolata Concezione di Maria, che poi porta al Natale, ci dice che è possibile sperare in un’umanità che nasca e rinasca nuova. Se ha il coraggio di riceversi dal meglio, da Dio, e non di specchiarsi nei propri miti di progresso e di grandezza. L’Immacolata ci invita a ricordarci che il bene e il bello che c’è nel mondo e nelle nostre storie sono una Grazia, un dono, non dei prodotti. Non ci siamo noi all’inizio di noi.

E poi, è una festa che ci invita a contemplare i cominciamenti. Un uomo e una donna nuovi sono un nuovo mondo che inizia. È l’istante in cui si azzera il conto alla rovescia della storia, altrimenti lanciato verso lo scoccare dell’autodistruzione: l’Immacolata Concezione dice che l’improbabile ecografia di quel momento, di una cellula che comincia a esistere, ha potuto cambiare il senso e la direzione del tutto. Senza avere la medesima portata, ogni cosa che inizia può inserirsi nel solco del grande cambiamento della risurrezione, che porta un plus di vita. E lo fa cominciando dalla carne di Maria. Non c’è novità di pace, di giustizia e di lealtà per il mondo intero che possa cominciare fuori di noi, fuori dalla nostra carne. È la responsabilità del cambiare sé per vedere cambiare il resto. Infine, cristianamente, ciò che si dice singolarmente di Maria è ciò che si dirà collettivamente per tutta la Chiesa. Anche noi abbiamo conosciuto il dono della risurrezione e beneficiamo della Grazia che ha liberato il nostro agire dal peccato. Cosa ne abbiamo facciamo del privilegio di essere nuovi?

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