Infiltrazioni mafiose nel voto, Ue preoccupata

L’editoriale Chi ha pensato che le notizie di infiltrazioni mafiose nelle liste elettorali siciliane alla fine riguardino solo l’Italia dovrà ricredersi. La «Frankfurter Allgemeine Zeitung» spara il titolo un Elefante nello spazio. Si intende l’Italia nell’Eurozona.

I numeri parlano: il debito è a quota 2.700 miliardi di euro, al piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) sono allocati fondi per 191, 5 miliardi fondi. Vengono dall’Europa con l’emissione di obbligazioni garantite dall’Unione Europea. Sono titoli che godono della tripla A, cioè della massima valutazione. Sono a tassi bassi solo per un motivo: la Germania con la sua forza economica garantisce per tutti. Se Berlino si sfila non c’è Olanda o Austria che tenga. Troppo piccoli se pur virtuosi. Della Francia non se ne parla: sta viaggiando verso i 2.400 miliardi di debito. Va da sé che gli occhi sono tutti puntati su Roma. Il contribuente tedesco, ma del pari a quello finlandese e financo francese, sa che i suoi soldi sono dirottati a Sud e presta l’attenzione che riserverebbe agli investimenti pubblici nel suo Paese. Vuole essere certo che non siano sciupati. Nel frattempo si viene a sapere che politici locali italiani sono coinvolti nelle elezioni siciliane in infiltrazioni mafiose e che addirittura condannati per concorso esterno in associazione mafiosa come Marcello dell’Utri e per favoreggiamento personale verso esponenti di Cosa Nostra come l’ex presidente della Regione Totò Cuffaro sono tornati in pista.

In Europa non vi sono condizioni di pervasività della politica così frequenti come in Italia. Dappertutto c’è il malaffare e, come denuncia il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, soprattutto in Germania dove la n’drangheta calabrese ricicla i suoi incassi illeciti senza che la polizia sia in grado di intercettare il traffico.

Da qui il dubbio: se le amministrazioni pubbliche sono infiltrate chi garantisce che i miliardi del Pnrr non finiscano nelle mani sbagliate e si perdano nei rivoli della corruzione clientelare? Finora la pandemia ha tacitato le ansie ma la Commissione antimafia fa sapere che sono 18 i cosiddetti candidati impresentabili alle amministrative 2022 per precedenti che minano la loro credibilità politica. A fronte degli arresti di Palermo dei giorni scorsi, il presidente della Commissione parlamentare Nicola Morra rivela che con i parametri attuali di valutazione entrambi gli accusati avrebbero passato l’esame. Il che accresce ancor più l’angoscia. E se il campo politico si presta a connivenze con la malavita organizzata senza che si possa saperlo per tempo, che ne sarà dei fondi del contribuente europeo? In Europa non vi sono condizioni di pervasività della politica così frequenti come in Italia. Dappertutto c’è il malaffare e, come denuncia il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, soprattutto in Germania dove la n’drangheta calabrese ricicla i suoi incassi illeciti senza che la polizia sia in grado di intercettare il traffico. Troppo in ritardo nella legislazione per un fenomeno nuovo per la società tedesca.

Ai mercati Draghi non basta più. Ed è il motivo è semplice: il Pnrr dura fino al 2026 ma il capo del governo scade in primavera del 2023.

In Italia chi vuol far rispettare la legge deve viaggiare sotto scorta. Ed è anche per questo che nel comune sentire dell’opinione pubblica in Europa si assimilano queste parti del territorio a controllo mafioso al Sudamerica, dove i cartelli della droga condizionano la vita pubblica. Sembra che di questo in Italia non ci si renda pienamente conto. Ma è il vero macigno che blocca il Paese ancor più del debito. Basta un annuncio della Bce per l’aumento, se pur minimo, dei tassi di interesse e in Italia si scatena il putiferio. Le Borse crollano e il differenziale con gli interessi dei titoli tedeschi schizza a 224 punti. Ai mercati Draghi non basta più. Ed è il motivo è semplice: il Pnrr dura fino al 2026 ma il capo del governo scade in primavera del 2023. Che ne sarà del dopo se le forze politiche a tutt’oggi non si sono impegnate, chiunque sia il vincitore alle prossime elezioni, a dar seguito agli impegni del Pnrr con la garanzia della buona amministrazione dei fondi europei? Cioè senza infiltrazioni di qualsivoglia natura.

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