La casa reale britannica sopravviverà ai veleni

Esteri. La picconata globale sulla monarchia britannica si chiama «Spare», il best seller del principe «fuggiasco» Harry scritto in collaborazione con il Pulitzer Jr. Moehringer (il geniale autore della biografia di Agassi «Open»): solo il primo giorno ha venduto 400mila copie.

Il successo planetario non sorprende, in fondo è la continuazione dell’intervista di Oprah Winfrey a sua moglie Meghan, alla serie su Netflix, alla fiction sulla monarchia britannica («The Crown») e se vogliamo all’intervista di sua madre Diana alla Bbc. Fiction e realtà alla corte di Londra si legano indissolubilmente. Anche in questo libro esplosivo, per nulla principesco, che dipinge i Windsor a tinte fosche grazie alle doti e fa calare la ghigliottina su molte teste reali, a cominciare da suo padre Carlo, dipinto come cinico e indifferente, il fratello erede al trono, il rude e violento William, oppure l’odiata matrigna Camilla Parker Bowls, cui attribuisce il ruolo di «cattiva» come la strega di Biancaneve. Harry dice di aver deciso di scrivere il libro quando ha capito che nessuno dei due aveva ancora compreso perché lui e Meghan se ne fossero andati dall’Inghilterra. È anche probabile che il volume abbia avuto una qualche funzione liberatoria, psicanalitica, ma forse alla radice c’è l’attitudine ormai consolidata della coppia a sfruttare il loro rango e la loro popolarità per monetizzare, all’americana. Si spera che la coppia, seduta su una montagna di denaro che cresce di giorno in giorno, si dedichi particolarmente anche alla charity, come mamma Lady Diana, grande amica di Madre Teresa, la donna che permea tutte le 416 pagine del libro, la parte più struggente e forse più vera del libro.

La biografia di Harry-Mohringer contiene tutti gli elementi shakespeariani di una saga medievale, ma anche un «Royality show» congegnato come una pièce teatrale. Di Camilla, si è già detto: avrebbe addirittura soffiato notizie sul principino nocive per la sua reputazione. Harry e il fratello supplicarono Carlo di non sposarla, ma il padre non ne volle sapere e la portò all’altare. «William era l’erede, mentre io ero la ruota di scorta, io ero l’ombra, il supporto, il piano B», scrive Harry. Che detto tra noi non sarebbe neanche male, sempre meglio che alzarsi tutti i giorni e andare a lavorare in fonderia o vivere in una favelas. Ma l’uomo, si sa, nutre desideri sconfinati. Patetico Harry: «Sono stato costretto a questo stato surreale, questo Truman Show senza fine in cui non ho quasi mai portato soldi, non ho mai posseduto un’auto, non ho mai avuto le chiavi di casa, non ho mai ordinato niente online, non ho quasi mai viaggiato in metropolitana». C’è di peggio Harry, credici.

Quando era un ragazzino sentì suo padre dire a Diana: «Meraviglioso! Mi hai dato un erede e una riserva (The Spare, appunto): il mio lavoro è finito», prima di «andare a incontrare la sua amichetta». Il futuro Carlo III gli comunicò la morte della madre sedendosi sul letto di Harry e mettendogli una mano sul ginocchio. Non un grande gesto di affetto. Lui aveva solo 12 anni, si rimise a dormire senza capire se quanto era successo fosse successo davvero.

La conclusione è molto amara: «Abbiamo sempre vissuto in uno zoo». Da Buckingham Palace naturalmente non traspare nulla ma possiamo star certi che la monarchia inglese sopravviverà alle rivelazioni del velenoso principino. Gli inglesi amano i tabloid, piace loro specchiarsi nei loro difetti, anche parossistici, assister al «Royality Show» ma si sentono uniti nel loro re. Basterebbe ricordare la folla oceanica di sudditi che hanno accompagnato il feretro di Elisabetta II. Gli stessi che ora stanno leggendo la biografia di Harry. Il cui libro è solo un’ombra sul discorso del re. E le ombre prima o poi si dissolvono.

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