La chiesa cambia
col popolo di Dio

La rivoluzione era nell’aria, anche se nessuno aveva messo in conto una accelerazione come quella di ieri. Eppure Bergoglio lo aveva detto e scritto, per alcuni detrattori del Pontificato, fino alla noia. Il 15 ottobre 2015 era stato molto chiaro indicando lo scenario di una «Chiesa costitutivamente sinodale», con l’accento su un avverbio che cambia la «ragione sociale» della Chiesa. Un mese dopo al Convegno ecclesiale italiano di Firenze precisò: «Non voglio una Chiesa preoccupata di essere il centro e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimento». Così la parola «Sinodo» è diventata un mantra, per alcuni molesto e sgradevole, per altri felice e attraente. Il Papa ha insistito e non si è curato delle resistenze, della prudenza e della cautela di molti, che ostentavano rischi di fughe in avanti nella dottrina e nella morale e anche nell’organizzazione ecclesiastica, portando ad esempio il Sinodo appena avviato dalla Chiesa tedesca, dove apertamente si discute di diaconato e sacerdozio femminile, benedizioni gay, contraccezione, denaro, divisione dei poteri nella Chiesa, al punto che alcuni osservatori hanno prospettato uno scisma al rallentatore.

Francesco è preoccupato solo della marginalità del cristianesimo e si chiede cosa non va nell’annuncio e se si tratta di una sorta di male spirituale che colpisce dall’interno l’agire della Chiesa. Insomma si tratta di capire cosa c’è da potare e cosa da valorizzare, ma soprattutto cosa c’è ancora da creare di nuovo. La pandemia può aver accelerato il processo. Il Papa ha detto spesso che nulla più sarà come prima, piano ecclesiale compreso. La pandemia ha favorito anche un allontanamento religioso dal quale bisogna riprendersi in forme nuove? Probabilmente sì, ma la crisi viene da lontano, come aveva detto più volte Bergoglio parlando del fatto che oggi siamo di fronte non ad un’epoca di cambiamento, ma ad un cambiamento d’epoca. Ci sono termini ormai logori come l’aggettivo «pastorale», un’etichetta sotto cui nascondere molte cose e molti guai. Bergoglio da tempo chiede una mobilitazione collettiva oltre la routine quotidiana della vita ecclesiale. Il cardinale di Bologna Matteo Zuppi ha usato recentemente un’immagine colorita, ma efficace: «Francesco arriva con la scopa e ci caccia fuori di Chiesa».

Come dovrà essere la «Chiesa in uscita»? È la domanda alla quale dovrà rispondere la Chiesa intera, senza paura, senza cautele, senza prudenza. Il Sinodo sarà un processo e non un evento, dove da tutti deve essere discusso ciò che interessa tutti. Ieri lo ha spiegato il cardinale maltese Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei vescovi: «Non si tratta di democrazia, populismo o qualcosa del genere, è la Chiesa ad essere popolo di Dio e questo popolo in ragione del battesimo è soggetto attivo della vita e della missione della Chiesa». Usando un concetto laico della scienza della politica si può citare il principio della Rivoluzione americana del 1765: «No taxation without rapresentation», nessun tassa senza rappresentanza politica. Ci saranno Sinodi in ogni diocesi, addirittura in ogni parrocchia, non ci saranno agende pre-confezionate. Il Papa vuole ascoltare l’intero popolo di Dio.

È una rivoluzione perché dall’alto si sollecita (e non si concede per liberalità del sovrano) l’intervento dal basso. L’importanza attribuita al popolo di Dio, centrale nel Concilio Vaticano II, ora trova il suo compimento, con la sottolineatura che non può sbagliarsi nel credere, che l’infallibilità «in credendo» va attribuita alla totalità dei fedeli. Il cardinale Greegh ieri ha aggiunto che i tempi sono maturi per «una più larga partecipazione del popolo di Dio» e per definire dunque meglio il rapporto tra gerarchia e fedeli: «La forza del processo sta nella reciprocità tra consultazione e discernimento».

Sarà un Concilio diffuso a tracciare la nuova via della Chiesa post-pandemia? Vedremo. Sicuramente la decisione di Francesco sbaraglia l’idea che solo un rafforzamento dell’autorità dei vescovi e di progetti calati dall’alto salvino il Vangelo dall’oblio globale. Dall’autunno il Sinodo si aprirà in ogni diocesi del mondo, nessuna inerzia sarà ammessa e ogni disagio sarà ascoltato.

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