La Cina e il Covid, serve trasparenza

Il commento. Dietro le condanne e le minacce di ritorsione del governo cinese per l’imposizione di test Covid sui viaggiatori provenienti dalla Cina da parte di una dozzina di Paesi europei c’è solo lo sfoggio di muscoli di grande potenza autocratica, che potrebbe risolversi in una malaugurata serie di ritorsioni.

Del resto l’unico modo per limitare il contagio del virus, e addirittura di una possibile nuova variante impermeabile ai vaccini finora prodotti è quello di creare una sorta di «cordone sanitario». Si tratta di discriminazione? No di certo, dato che recenti controlli alla Malpensa hanno rivelato che un viaggiatore cinese su due è positivo. Come è noto, i vaccini messi a punto dagli scienziati di questo Paese sono molto poco funzionanti, il governo ha preferito una politica di reclusione nei confronti dei suoi cittadini e soprattutto continua a nascondere i dati reali su una pandemia, che ricordiamolo, nasce proprio per il probabile «spillover» da un animale a un uomo al mercato di Wuhan nel 2019. Il risultato è che oggi gli scienziati occidentali stimano 250 milioni di contagiati, con una previsione di addirittura 750 milioni tra venti giorni, su una popolazione di un miliardo e 400 milioni di abitanti.

La rete di protezione ha maglie troppo larghe, poiché dovrebbe essere estesa a tutti i Paesi europei e a tutti gli aeroporti dove i passeggeri cinesi fanno scalo

Dunque un serbatoio abnorme di possibili contagi, quanto gli abitanti del Pianeta finora colpiti dal virus. In tale serbatoio, dicono i virologi, è possibile che si possano sviluppare nuove varianti, anche se finora i test e i sequenziamenti fortunatamente le hanno escluse. Il problema semmai è che la rete di protezione ha maglie troppo larghe, poiché dovrebbe essere estesa a tutti i Paesi europei e a tutti gli aeroporti dove i passeggeri cinesi fanno scalo. Non ci sono solo i voli diretti da Pechino e le altre città di questo subcontinente a trasportare possibili passeggeri positivi al Covid, ma anche gli hub come Madrid, Amsterdam o Francoforte.

«Alcuni Paesi hanno messo in atto restrizioni all’ingresso rivolte esclusivamente ai viaggiatori cinesi. Questo non ha basi scientifiche e alcune pratiche sono inaccettabili», ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning. E invece le basi scientifiche ci sono eccome. E ha fatto bene il nostro ministro degli Esteri Tajani a specificare che si tratta di misure normalissime, che non discriminano poiché vengono applicate anche ai passeggeri italiani provenienti dalla Cina, nazione che del resto non ha nulla da insegnarci sul rispetto dei diritti umani e delle libertà individuali. Sono misure a tutela della salute, non c’è nulla di offensivo.

La commissaria alla Salute Stella Kyriakides ha contattato il suo omologo per offrire supporto contro i contagi, come la donazione di vaccini occidentali, molto più efficaci di quelli cinesi

Se Pechino aveva intenzione di intimidire l’Europa non ci riuscirà, perché i controlli naturalmente proseguiranno, come ha spiegato ad esempio il primo ministro francese Elisabeth Borne, che Pechino lo voglia o no. Oltretutto, proprio a dimostrazione che non si tratta di discriminazione, la commissaria alla Salute Stella Kyriakides ha contattato il suo omologo per offrire supporto contro i contagi, come la donazione di vaccini occidentali, molto più efficaci di quelli cinesi. La Repubblica popolare non ha ancora risposto all’offerta, stretta tra il dilemma se accettare e quindi venir meno al proprio orgoglio nazionalista o rifiutare facendo a meno di un efficace antidoto ai contagi che permetterebbe di salvare centinaia di migliaia di vite umane. Anche per via della politica cinese dei vaccini, che ha privilegiato chi lavorava a detrimento degli anziani, i più fragili nei confronti del virus. Affermare, come ha fatto la portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning, che il Governo della Repubblica popolare ha stabilito le più grandi linee di produzione al mondo di vaccini Covid con una produzione annua di oltre 5,5 miliardi di dosi, «capace di soddisfare le esigenze di tutte le persone idonee alla vaccinazione» e affermare che «la situazione Covid in Cina è prevedibile e sotto controllo» può tornare utile solo alla propaganda interna. Sarebbe bene, da parte di Pechino, accettare l’offerta europea e collaborare con la comunità internazionale per il bene di questo enorme e meraviglioso Paese.

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