La partita europea
Italia, passi avanti
Il 4 maggio Ursula von der Leyen dovrà mettere nero su bianco il meccanismo con cui questo Fondo dovrà funzionare, con quanti soldi (1.500 miliardi è la proposta del Paesi del Sud) e soprattutto se potrà solo prestare fondi ai Paesi più colpiti dal Covid o se invece potrà sovvenzionarli con risorse a fondo perduto. Si capisce immediatamente quale sia l’ostacolo principale alla seconda opzione: i soliti olandesi sono contrarissimi mentre i tedeschi probabilmente chiuderanno la partita mettendo in equilibrio le due opzioni e prevedendo una sorveglianza comunitaria per chi riceverà i soldi.
Non hanno torto Conte, Gentiloni e Sassoli a dire che solo fino a qualche tempo fa sarebbe stato assolutamente impensabile lavorare ad una emissione comune di titoli di debito. Del resto anche la sospensione del Patto di stabilità o l’ammissione degli aiuti di Stato erano oltre ogni speranza: ma stiamo parlando di un’epoca che non c’è più e di un’Europa dell’austerità stravolta dalla pandemia nonostante le resistenze dei Paesi meno solidali. Naturalmente tutti gli altri strumenti già messi in campo restano: il piano per la cassa integrazione, i fondi per gli investimenti della Bei e il Mes con la sua linea di credito a tasso zero per sostenere le spese sanitarie dirette e indirette. Senza dimenticare naturalmente il contributo più efficace di tutti, quello della Bce che ora si è anche attrezzata per acquistare anche i titoli che dovessero ricevere un rating negativo (e questa è una misura tutta per l’Italia, anche se non lo si dice).
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