L’attacco della Russia, Europa più forte

MONDO. L’attacco russo all’Ucraina, situata a poche centinaia di chilometri a Est dei Balcani occidentali, ha alimentato vecchie paure nei sei Paesi di quella regione, rendendo ancora più forte il potere di attrazione dell’Ue.

Da parte sua, l’Europa vede nella loro stabilizzazione un traguardo di interesse vitale, per cui l’ingresso di Albania, Bosnia Erzegovina, Macedonia del Nord, Montenegro, Kosovo e Serbia è fortemente auspicato. Se il percorso di adesione non fosse opportunamente ponderato, rischierebbe d’altra parte d’introdurre nella stessa Europa le divisioni etniche e religiose, i conflitti latenti e i veti incrociati che segnano ancora oggi pericolosamente i Paesi dell’ex Jugoslavia e l’Albania. Sono Stati in cui la democrazia e le culture politiche hanno ancora bisogno di completare un percorso di emancipazione, dopo decenni di tensioni nazionalistiche che riemergono spesso anche in occasione delle discussioni sull’adesione all’Ue. La presenza, in particolare, di forti minoranze in ognuno di questi Paesi rende assai complesse le trattative su Stato di diritto, sistema giudiziario e diritti fondamentali. Problemi questi che l’Unione ha avuto e continua ad avere con Stati già ammessi come Ungheria e Polonia, che in varie occasioni hanno ostacolato e a volte impedito decisioni di grande rilievo.

Restano dunque ancora presenti alcuni non facili nodi da sciogliere per ciascuno dei nuovi candidati. La Serbia sta negoziando ormai da oltre dieci anni con Bruxelles senza significativi passi avanti e dopo l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin il serbo Alexander Vucic, a lui molto vicino, ha rifiutato di aderire alle sanzioni occidentali contro la Russia. Il percorso della Bosnia Erzegovina, iniziato nel 2016, ha registrato frequenti ostacoli per i contrasti interni tra le diverse componenti etniche e religiose. Per quanto riguarda il Montenegro, la cui domanda di adesione risale al 2008, i principali ostacoli sono rappresentati dalla non convergenza sulle politiche climatiche, così come dalla presenza di una diffusa criminalità organizzata. Il Kosovo, che si è proclamato indipendente dalla Serbia nel 2008, continua a non essere riconosciuto da cinque dei 27 Paesi della Ue, Cipro, Grecia, Romania, Slovacchia e Spagna. La Macedonia del Nord ha ottenuto lo status di candidato nel 2015, ma la sua adesione è ostacolata dalla Grecia per una disputa sul nome Macedonia e, di recente, anche dalla Bulgaria per una controversia legata alla lingua macedone. Per l’Albania il nodo è rappresentato dalla presenza di diffusa corruzione nel sistema giudiziario, dalla inadeguatezza della legge elettorale e dall’assenza di diritti per le minoranze. Per tutte queste ragioni e in assenza di modifiche sostanziali ai Trattati, prima tra tutte l’eliminazione del diritto di veto su questioni fondamentali, il percorso di allargamento ai Balcani occidentali sarà inevitabilmente ancora lungo e complesso.

Bisogna tener conto, inoltre, che la capacità di seduzione dell’Ue ha anche solide ragioni economiche. I fondi europei negli Stati membri dell’est (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Slovenia, Lituania, Lettonia, Estonia) rappresentano il 50% degli investimenti pubblici complessivi. Dieci volte rispetto a quelli destinati al resto dell’Unione. Di questi fondi i sei Paesi candidati, attraverso lo «Strumento di assistenza alla preadesione», hanno a disposizione per il periodo 2021-2027 circa 14 miliardi. Un aspetto cruciale è che i Paesi candidati si rendano ben consapevoli che l’ingresso in Europa non potrà essere a costo zero e che la solidarietà non può realizzarsi in una sola direzione, come spesso pretendono Stati già ammessi come Ungheria e Polonia. L’adesione si paga con progressive cessioni di sovranità, ricevendo in cambio sovranità condivisa nella logica di appartenenza a un blocco economico politico e sociale che ha fino ad oggi assicurato diffuso benessere e settant’anni di pace. Questo modello, che rappresenta un «unicum” nella ridisegnata geopolitica dei blocchi, non potrà che applicarsi anche ai Paesi dei Balcani, che per potervi aderire dovranno dimostrare di esserne pienamente consapevoli.

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