L'Editoriale
Mercoledì 26 Novembre 2025
Le priorità del mondo e l’Italia sta ferma
MONDO. A volte basta una prima pagina dei giornali per capire in quale mondo si viva. Il China Times, giornale di Taiwan ma vicino al governo di Pechino, apre sulla guerra diplomatica con il Giappone, il South China Morning Post di Hong Kong riferisce sulla strategia americana contro l’espansione cinese.
Se passiamo al New York Times l’argomento del giorno è la visita alla Casa Bianca del principe ereditario dell’Arabia Saudita Mohammed Bin Salman e poi l’inchiesta su come le batterie delle auto elettriche avvelenino a fine ciclo se non adeguatamente trattate. Sia la Cina che gli Stati Uniti sono uniti da una sola preoccupazione: come gestire il futuro geopolitico e ambientale. L’impressione è che le classi dirigenti guardino avanti.
E in Europa?
Sulla stampa europea il quadro cambia, ci si concentra su sé stessi. Più che il futuro è l’oggi che preoccupa. In Germania la stampa ha in prima linea la riforma delle pensioni e la paura dell’AfD. La Francia ha lasciato le barricate da quando il governo ha rinunciato a riformare lo stato sociale. Zelensky è ricevuto da Macron e soprattutto compra caccia francesi Rafale come pegno per la solidarietà gallica.
L’Italia non cresce, la guerra incombe, il quadro internazionale è complicato e la nostalgia prende il sopravvento
Rimane l’Italia dove il maggior quotidiano nazionale dedica quattro pagine e due editoriali a due sorelle tedesche, il cui merito negli anni Sessanta-Settanta dello scorso secolo è di aver rappresentato con il ballo e le «long legs» il mito della bellezza nordica. La stampa tedesca ha trattato la loro scomparsa come si fa in questi casi: rammarico e cordoglio nei titoli di coda. L’Italia non cresce, la guerra incombe, il quadro internazionale è complicato e la nostalgia prende il sopravvento. La stabilità del governo Meloni garantisce sonni tranquilli, non si vedono crisi di governo all’orizzonte, la posizione italiana a cavallo tra Trump e il sostegno all’Ucraina offre sufficienti vie di uscita per poter correre in caso di emergenza sotto l’ombrello americano.
Quale modello di sviluppo per l’Italia? Il ministro dell’Economia Giorgetti ha ben operato sui conti pubblici, la loro stabilizzazione è decisiva per la credibilità finanziaria. Ma è solo la premessa.
In Europa ci sarebbe spazio per colmare il vuoto che l’instabilità tedesca e le incertezze francesi aprono nel patto di ferro franco-tedesco di Aquisgrana. Ma Roma sta ferma e cerca di portare a casa quel che resta del Pnrr. Dal 2022 ad oggi il Pil è cresciuto dell’1,44%, cioè meno dello 0,5% all’anno. Nello stesso periodo la produttività cala del 3%. Vi sono punte di eccellenza nel nostro sistema produttivo ma il sistema nel suo complesso non tiene il passo. E questo nonostante si registri un aumento dell’occupazione di 1,1 milioni di lavoratori. Salari bassi perché questa manodopera non porta valore aggiunto.
In un quadro del genere dove neanche il celebrato Piano di ripresa e resilienza ha portato a risultati significativi per la competitività del Paese vi è da chiedersi se davvero vogliamo accontentarci. Qui si pone la grande domanda che questo governo ha finora lasciata inevasa: quale modello di sviluppo per l’Italia? Il ministro dell’Economia Giorgetti ha ben operato sui conti pubblici, la loro stabilizzazione è decisiva per la credibilità finanziaria. Ma è solo la premessa.
La Spagna ha un deficit inferiore all’Italia e marcia con la crescita del Pil, Grecia e Portogallo sono arrivati alla parità di bilancio. I Pigs (porcelli, definizione della stampa britannica per il Sud Europa) si stanno riscattando. Il problema per l’Italia è uno solo: l’incapacità di fare riforme che fanno male al corpo elettorale di riferimento. Si prenda un dato su tutti: le cause civili in Italia durano circa 527 giorni, il doppio della media europea. Una questione strategica per un’impresa che investe in Italia. Di cosa si dibatte a livello nazionale? Della separazione delle carriere. Un tema caro a Berlusconi, che aveva i suoi motivi per portarlo avanti. Nel 2025 il calo nascite è di 13mila in meno. Avanzano gli anziani e quando il futuro è indecifrabile è il caro estinto che rassicura. Per il passato.
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