Liberalizzare i vaccini
per vincere la pandemia
Merkel pensa al suo cortile

L’ amministrazione Biden intende liberalizzare i vaccini anti Covid 19. Per l’industria farmaceutica il vaccino è diventato una miniera d’oro. Nei primi tre mesi dell’anno sono 26 i miliardi di dollari entrati nelle casse di Pfizer, il che corrisponde ad un aumento del fatturato del 45%. Moderna ha un valore di Borsa di 57,8 miliardi di euro. Per intenderci come Bayer, la multinazionale dell’aspirina. Con questa differenza: nel 2019 era una piccola azienda nota solo agli addetti e il suo fatturato non andava oltre i 60 milioni di dollari. Sono questi numeri che rendono le intenzioni di Biden terrificanti per la grande industria farmaceutica. E tuttavia vi è un grido di dolore che viene dal profondo e che possiamo anche quantificare. I vaccinati al mondo sono un miliardo e 160 milioni il che corrisponde a 16 dosi su 100 abitanti.

Il «New York Times» si è dato la briga di indagare ed ha scoperto una grande discrepanza fra i vari Paesi. In Nordamerica la percentuale sale al 49% ovvero uno su due abitanti già vaccinato una volta. In Europa siamo a 32, in Sudamerica a 19, in Asia a 12 fino all’Africa con l’1,4. Ma vi sono 111 Paesi che non hanno ricevuto nemmeno una dose, tra questi l’Uganda, lo Zimbabwe, il Burundi e poi l’Afghanistan fino ad arrivare alle europee Georgia e Ucraina. Dati che si possono leggere in «Our world data», un progetto curato dall’Università di Oxford e da Global change data lab.

Avanza un’ingiustizia nel mondo della quale il presidente americano evidentemente intende farsi interprete. Da tempo la Russia di Putin ha messo a disposizione il suo vaccino Sputnik, la Cina ha problemi con il suo Sinovac ma si pone come la potenza che ha a cuore i bisogni dei Paesi afflitti e sottosviluppati. Per l’America alzare la bandiera del vaccino libero per tutti vuol dire porsi come il Paese che non tradisce gli ideali per i quali è noto al mondo: democrazia e benessere. Una generosità che è anche un buon investimento. Un virus debellato negli Usa che però continua nel mondo non garantisce stabilità e diventa un rischio. Viviamo globalizzati e interconnessi, è impossibile fermare le varianti alla frontiera. Gli americani contano sull’aiuto europeo. Lo si è visto al recente G7 dove la parola d’ordine dei maggiori Paesi industrializzati è diventata democrazia. Ovvero il compito che l’Occidente e il Giappone si assegnano in questo momento storico: contrastare le dittature e le autocrazie delle potenze rivali. Il mondo è diventato una contesa fra Cina e Stati Uniti. La Russia gioca sul suo arsenale militare e sull’esportazione di materie prime ma non ha un’economia in grado di competere. L’Europa l’avrebbe ma non è un insieme politico omogeneo. Lo vediamo anche in questa circostanza con la Francia entusiasta della proposta Biden e la Germania che ha in BionTech e Curevac due vaccini efficaci e vincenti e non vuole rinunciare ai brevetti. Il valore di Borsa di BionTech nel solo 2020 si è triplicato. Potenziare i propri asset per la Germania vuol dire poter giocare un ruolo nella competizione globale. E per un’economia tarata sull’esportazione e sui surplus della bilancia commerciale il vaccino diventa una carta strategica.

L’obiezione mossa da Angela Merkel va però in un’altra direzione. Sostiene che l’ostacolo non sono i brevetti ma la capacità produttiva. I vaccini hanno componenti che seguono una filiera organizzata. Solo i grandi gruppi sono in grado di potenziarla e di creare le basi per una produzione che soddisfi la domanda globale. È tutto vero ma rimane sempre il dubbio di fondo che ha segnato tutto il tempo del cancellierato Merkel: fino a che punto ciò che fa bene alla Germania conviene anche all’Europa e al mondo povero?

© RIPRODUZIONE RISERVATA