L’ora più buia per milioni
di poveri nel mondo

Per i poveri dei Paesi più poveri del Pianeta, ovvero quei 57 Paesi del mondo in cui il reddito è meno di due dollari al giorno (in alcuni Paesi dell’Africa subsahariana è di un dollaro e otto centesimi) è «l’ora più buia», il momento più tragico della storia di un popolo. Chi è convinto che il progresso e lo sviluppo umano siano processi inarrestabili - come lo sono stati nelle precedenti quattro decadi con milioni di persone uscite dalle fasce dell’indigenza, come in India e in Cina – dovrà ricredersi dopo aver letto il Global Humanitarian Outlook delle Nazioni Unite redatto da uno storico ed economista britannico che coordina l’Agenzia di aiuti Onu, sir Mark Lowcock.

Non avevamo calcolato l’impatto della pandemia Covid sul mondo, e in particolare sui poveri del Terzo Mondo, nella classifica che vedeva l’Occidente come Primo e i Paesi dell’est come Secondo Mondo. Negli ultimi tempi si è affacciata una categoria che parla di Quarto Mondo a proposito di regioni sottosviluppate e incapace di economie autosufficienti. La pandemia insomma ha causato un impatto economico che riporta indietro le lancette dell’orologio della storia.

Sir Lowcock - che per descrivere il momento è ricorso alle parole di Churchill, l’ora più buia, appunto - calcola che nel 2021 serviranno 35 miliardi di dollari (pari a circa 29 miliardi di euro) per aiutare le popolazioni più colpite. Il rapporto delle Nazioni Unite lancia l’allarme sull’aumento del 40 per cento in tutto il mondo delle persone che avranno bisogno di qualche forma di assistenza il prossimo anno.

Si tratta di 235 milioni di individui – ossia un abitante del Pianeta su 33 – che hanno subito gli effetti della crisi economica e sociale innescata dal coronavirus. Effetti che si vanno ad aggiungere ad altre disgrazie endemiche quali carestie, conflitti e cambiamenti climatici (come la desertificazione del territorio che costringe milioni di persone a migrare). Il Covid è solo l’ultima disgrazia, che però porta all’irreversibilità del dramma. Un dramma devastante. Milioni di bambini – ad esempio - hanno cessato di andare a scuola, abbandono che è quasi sempre garanzia di un futuro di indigenza. Il report redatto dall’agenzia dell’Onu impegnata nel rispondere alle emergenze umanitarie «è il peggiore di sempre», ha spiegato sempre Mark Lowcock, che è anche segretario del Dipartimento dello Sviluppo internazionale per le Nazioni Unite.

Il responsabile degli aiuti umanitari dell’agenzia ha esortato i governi «a mobilitare insieme le risorse necessarie» e a incoraggiare, anche con l’aiuto di finanziamenti, a riconvertire molte attività produttive. Riuscirà l’umanità a pagare il prezzo della crisi Covid per questa gente molto più sfortunata economicamente dei Paesi dell’Occidente? Il timore è che la cifra calcolata dall’Onu non sarà raggiunta dalle donazioni degli Stati membri e dalle offerte dei benefattori e dei mecenati: basti pensare che lo scorso anno sono stati ottenuti 17 miliardi, la metà della cifra attuale, anche a causa della crisi economica che tutti i Paesi stanno affrontando.

Inoltre, le risorse richieste dalle Nazioni Unite sarebbero sufficienti ad aiutare solamente 160 milioni delle persone più vulnerabili di questi 57 Paesi, ma entro la fine dell’anno il numero di persone che non possono provvedere al loro fabbisogno alimentare nel mondo potrebbe raggiungere i 270 milioni. E così si arriverebbe all’82 per cento in più rispetto alla stima precedente alla pandemia. Paesi come Yemen, Burkina Faso, Sud Sudan e Nigeria nord-orientale «sono già sull’orlo della carestia», mentre Paesi come l’Afghanistan o regioni come il Sahel risultano «potenzialmente molto vulnerabili». Saprà reagire il mondo di fronte a questo scenario e riprendere la strada del progresso e dello sviluppo?

© RIPRODUZIONE RISERVATA