Mister Sunak chiamato alla «mission impossible»

A quanto pare, tocca alle destre abbattere certi tabù della politica europea. Dopo la prima donna a capo del Governo in Italia, ecco che i conservatori inglesi eleggono alla guida del Partito e quindi anche del Governo Rishi Sunak, 42 anni, già Cancelliere dello Scacchiere (ministro delle Finanze e del Tesoro), che di grosse novità ne porta tre: è il primo induista e il primo indiano a guidare il Governo di Sua Maestà, oltre che il primo personaggio in quel ruolo a essere anche assai più ricco di Sua Maestà.

Sunak ha un patrimonio di oltre 800 milioni di sterline, costruito in parte con il suo lavoro di consulente finanziario e di finanziere e in parte grazie al matrimonio con Aksata Murty, figlia del fondatore del colosso informatico indiano Infosys. Sunak sarà anche il primo premier britannico a essere «certificato» da re Carlo III. Sua madre Elisabetta II cominciò con Winston Churchill, chissà che questo non porti bene a una nazione ultimamente un po’ in difficoltà.

Di un po’ di buona sorte il Regno Unito ha in effetti bisogno, soprattutto di fronte alle convulsioni del Partito conservatore, che poche settimane fa gli aveva preferito la disastrosa Liz Truss. Il primo e più urgente lavoro Sunak dovrà farlo proprio qui, anche per decidere una strategia che ponga rimedio alla caduta verticale della credibilità di un partito che governa da dodici anni, ha una maggioranza di 80 seggi in Parlamento grazie alla vittoria di Boris Johnson nel 2019 ma dovrebbe arrivare alle elezioni del 2024 dopo aver cacciato Johnson, aver scelto lo sprofondo Truss con decine di migliaia di voti interni ed essersi riconvertito a Sunak con la scelta di poche centinaia di deputati.

Un delirio, anche perché Sunak era stato fin da subito molto critico delle politiche thatcheriane della Truss. Cosicché diventa legittima la domanda che pongono con urgenza i Laburisti: possiamo permetterci altri due anni di esperimenti senza andare a votare? Senza chiedere ai cittadini che cosa ne pensano? I sondaggi danno ora il Labour avanti di trenta punti nelle intenzioni di voto. L’unico modo che Sunak ha per non vedersi costretto a un voto che significherebbe disfatta, è di produrre alla svelta qualche buon risultato nel settore più delicato: l’economia nazionale.

È il suo settore, come si sa, e la promessa di competenza è già stata premiata dai mercati internazionali, che alle ultime notizie (compreso il ritiro di Boris Johnson) hanno fatto risalire la sterlina. Per il resto, la promessa fondamentale del nuovo primo ministro può essere riassunta in una parola: prudenza. L’uomo che per combattere le conseguenze economiche del Covid aveva varato una manovra di sostegno da 400 miliardi di sterline, ha già fatto chiaramente capire che con la crisi globale in corso i tagli alle tasse dovranno essere rimandati a tempi migliori, e che bisognerà calmare i mercati per non essere puniti con scivoloni difficili da recuperare.

Primo vivere e poi filosofare, insomma. Soprattutto, passare l’inverno senza troppi danni sperando che nel frattempo la guerra in Ucraina finisca e il Regno Unito possa finalmente dispiegare tutte le potenzialità in cui Sunak, da buon sostenitore della Brexit, ha molta fede. Una cosa è certa: qualunque cosa farà, questo figlio di un benestante farmacista di Southampton la farà con un certo stile. Dopo Johnson e la Truss è già qualcosa.

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