Nuova segreteria, il Pd guarda a sinistra

ITALIA. Dopo una lunga gestazione e una complicata trattativa tra le correnti, è nata la nuova segreteria del partito democratico modello Schlein.

Il modello è quello del «governo ombra» di tradizione anglosassone, l’ambizione è quella di contrapporre ai ministri del governo di destra personalità di più spiccata competenza: sarà il tempo a dire se l’impresa è riuscita. Alla minoranza sono andate poche poltroncine, il resto è tutto della segretaria e dei notabili che l’hanno appoggiata. Diciamo che il segno politico è di un netto spostamento a sinistra del partito e di una sostanziale sparizione della componente ex Margherita, cattolici democratici, ecc. La «ditta bersaniana» nelle sue varie ramificazioni invece è saldamente ai posti di comando innanzitutto con Marco Furfaro che, come si è visto in queste settimane, è uno dei principali volti tv del nuovo Pd: sinistra giovanile, un passato nella Rifondazione comunista di osservanza prima vendoliana e poi boldriniana, amica di Tsipras, ecc. Di un partito che ha più volte combattuto Furfaro ora è uno dei capi alla sinistra della segretaria. Tanto per confermare la tendenza, il portavoce democratico sarà Sandro Ruotolo, che fu in altri tempi l’ex alter ego televisivo di Michele Santoro, giornalista, anche lui di origine sinistra radicale. Gli osservatori più attenti noteranno che Peppe Provenzano è il nuovo responsabile Esteri e che questo può voler dire una sola cosa: che l’appoggio del Pd all’invio di armi all’Ucraina diventerà sempre più flebile, forse non sparirà del tutto ma verrà sostituito da giravolte verbali nei documenti ufficiali (nell’ultima risoluzione parlamentare del Pd è sparita la parola «armi» sostituita da «sostegno» all’Ucraina): Provenzano significa aperta adesione al movimento pacifista più radicale, di tendenza velatamente anti-Nato per intenderci, qualcosa di inimmaginabile ai tempi di Enrico Letta e Paolo Gentiloni. Andiamo avanti: Schlein nel presentare la sua segreteria ha soprattutto parlato di «diritti», per ribadire ciò che è stato chiaro sin dalla sua elezione. E cioè che il Partito Democratico fa centro della propria proposta politica il campo Lgbt, tanto è vero che il responsabile del settore è proprio il deputato Alessandro Zan, prima firma della proposta di legge sulla omotransfobia, le unioni civili e sulle adozioni omogenitoriali. Anche il «green» si radicalizza: direttamente da Legambiente arriva Annalisa Corrado, ingegnere, esponente con Rossella Muroni dell’ala meno disposta a compromessi: durissime oppositrici l’una e l’altra del progetto di termovalorizzatore portato avanti dal sindaco di Roma Gualtieri.

Una delle caratteristiche della nuova segreteria è che è composta da molti che fino a qualche giorno fa non erano nemmeno iscritti al partito: non solo Furfaro, Ruotolo, Corrado ma anche Marta Bonafoni, la coordinatrice della segreteria viene anche lei dalle fila di Sinistra e Libertà e ha incontrato Schlein nelle manifestazioni femministe e a favore dei lavoratori indiani della bassa pianura laziale. Dalla sinistra ex pci vengono Cecilia Guerra e Alfredo d’Attorre insieme a Marwa Mahmoud. Tra i 21 componenti, ce ne sono diversi di lungo corso: Marina Sereni, Antonio Misiani, Debora Serracchiani, Pier Francesco Maiorino: le new entry però sono la maggioranza. A sorpresa, non ce l’ha fatta Mattia Santori, la «sardina» bolognese che sembrava destinato ad un fulgido avvenire politico: sarà per la prossima volta.

Una novità: Elly Schlein ha presentato la sua «squadra» non con una normale conferenza stampa nella sede di via del Nazareno, ma con una diretta Instagram: molto moderno, non c’è dubbio, ma anche al riparo dalle domande dei giornalisti che non erano né previste né possibili. Da quando è segretaria, l’ex vicepresidente della giunta emiliano romagnola non ha ancora affrontato una platea di giornalisti: secondo alcuni pettegoli starebbe ancora frequentando corsi intensivi per parlare in pubblico e presentarsi di fronte alle telecamere.

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