Conte punta sul confronto
Il buco nero resta il M5S

Il discorso di ieri del presidente del Consiglio segna un passaggio importante nell’aggrovigliata situazione politica del Paese. Uscito indenne dalle polemiche che hanno accompagnato il cammino della legge di bilancio, Conte prova a disegnare uno scenario nuovo. Di svolta rispetto al governo giallo-verde e di avanzamento rispetto alle fluttuazioni dei primi mesi del suo secondo esecutivo. Da rimarcare, in primo luogo, i toni, nei quali sono stati messi definitivamente da parte gli annunci roboanti e le promesse salvifiche (per esempio, abbiamo abolito la povertà»).

Ancor più interessante il metodo, al quale Conte ha fatto ripetutamente riferimento. Un metodo basato sul confronto, non soltanto tra le forze politiche che compongono l’esecutivo o lo appoggiano, ma anche con i partiti di opposizione sui contenuti delle scelte da compiere. Un dialogo che deve comprendere i «corpi intermedi», a iniziare dai sindacati dei lavoratori. Il presidente del Consiglio ha, inoltre, insistito sul fatto che il programma – che dovrà essere dettagliato a gennaio – conterrà obiettivi «realizzabili», non promesse vaghe e propositi irrealistici. Un punto centrale del suo discorso è stato dedicato alla modernizzazione e all’efficienza dell’amministrazione pubblica. Al riguardo il premier ha collegato l’azione di svecchiamento dei quadri pubblici all’innovazione tecnologica. Svolta che potrà avvenire – come è chiaro – proprio quando nella pubblica amministrazione vi sarà la «ventata fresca» dei giovani assunti. Da ultimo - con coup de théâtre – Conte ha dichiarato di voler far rinascere il ministero della Ricerca, separandolo opportunamente da quello dell’Istruzione. E ha anche indicato i nomi dei due ministri che proporrà al Capo dello Stato.

Conte è chiaramente intenzionato ad uscire dal guado. Ha ben chiaro che rimanere imprigionato nelle logiche della sua prima esperienza di governo lo avrebbe condotto in un vicolo cieco. Di qui, conseguentemente, una scelta precisa. Dopo aver fatto duramente i conti la scorsa estate con il suo ex alleato (e ingombrante vice-premier), Conte ha intuito che l’azione di governo non poteva continuare a connotarsi unicamente come una contrapposizione quotidiana a Salvini. Ha iniziato ad andare oltre il tatticismo esasperato del precedente governo, imboccando una strada che lo porta allo scollamento di fatto con il Movimento 5S. Una scelta di campo verso posizioni di sinistra democratica, con l’obiettivo di raggruppare intorno alle proposte del governo forze diverse, ma tutte orientate a soluzioni di maggiore equità sociale, di adesione convinta all’Europa, di confronto aperto, anche su questioni spinose come l’immigrazione, con i partner europei.

Riuscirà nel suo intento? Non è facile fare pronostici. Si deve, però, dare atto al presidente del Consiglio di aver compiuto una scelta coraggiosa. Il Partito democratico, nonostante alcune esitazioni, sembra voler sostenere Zingaretti nell’affiancamento al premier in questo posizionamento politico. Il vero «buco nero» resta il M5S. Buco nero nel senso strettamente astronomico: dato il peso parlamentare del Movimento, la sua implosione potrebbe sconquassare il quadro politico e rendere improrogabili elezioni anticipate. All’opposto, può verificarsi un suo progressivo dissolvimento; ma ciò non sarebbe indolore e non potrà avvenire in tempi stretti. Il M5S appare oggi come un pugile che tenta di difendere la sua corona, ma è privo di lucidità e barcolla pesantemente al centro del ring. Di Maio si dimostra ogni giorno sempre più inadeguato: non riesce a darsi una linea di condotta coerente e, di conseguenza, non può darla al movimento del quale è, ancora formalmente, «capo politico». Una situazione che andrebbe risolta, ma difficilmente lo sarà.

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