Quel tema inaccettabile su un fatto inesistente

MATURITÀ. La tipologia C delle tracce dei temi di maturità 2023 colleziona due record: quello di contenere il tema più scelto dagli studenti (il commento all’articolo di Marco Belpoliti sul senso dell’attesa nell’era di whatsapp) e quello più contestato, la riproposizione di una lettera aperta scritta nel 2021 al ministro dell’Istruzione dell’epoca Covid, Patrizio Bianchi.

Una lettera inviata da un gruppo non identificato di teste illustri per pregarlo di non eliminare la prova scritta dall’esame di maturità. Lo scorso anno gli scritti si sono svolti regolarmente, quindi il fatto non sussiste. Il testo non è perciò argomentabile, se rivolto alla supposta insipienza del ministro precedente all’attuale. Se rivolto al messaggio, cioè al livello di impegno richiesto a un esame perché sia credibile, chiedere a un candidato di assentire alla tesi espressa è come parlare di corda a casa dell’impiccato. E chiedergli di dissentire, pure. Tralasciando gli aspetti etici ed estetici di citare il precedente capo del proprio Ministero in termini dubitativo/ denigratori in un contesto formale, pubblico, educativo, rivolto ai giovani. E senza che venga riportata la posizione espressa nel 2021 dall’allora ministro. Possiamo parlare, dal punto di vista di cittadini, di manipolazione?

Secondo il sondaggio di Skuola.net, il 52% degli studenti ha scelto anche quest’anno la tipologia C (tema di attualità) e il 48% ha commentato l’articolo di Belpoliti. La tipologia B, analisi e produzione di un testo argomentativo, è stata scelta dal 32% dei candidati, dei quali il 20% ha svolto il tema 2, una citazione dall’ultimo libro di Piero Angela che spiega come siano le idee innovative a trasformare il mondo e a sviluppare le economie, per cui la ricchezza è misurata anche nell’aspetto «immateriale» di tecnologia e brevetti, come hanno capito i Paesi più ricchi che riescono a rendere virtuoso il circuito e lo scambio tra saperi e produzione investendo in ricerca. Le antenne degli studenti li hanno condotti alla traccia più connessa con il loro futuro immediato.

Sempre nella sezione B , la questione se la storia sia fatta da pochi potenti o da tutti, filtrata attraverso un brano di «Intervista con la storia» del 1977 di Oriana Fallaci, ma formulata con un occhio al presente geopolitico, costituiva una traccia interessante e tutto sommato fattibile, a patto però di avere nozioni storiche solide per poter stabilire agganci utili e non franare nel tutto-Ucraina da Tik-Tok. E siamo alle tracce più schivate, la B1 e tutto il comparto A.

Argomentare sull’idea Ottocentesca di nazione e di Europa, partendo da uno scritto dello storico Federico Chabod (classe 1901) sulla visione di Camillo Benso conte di Cavour e di Giuseppe Mazzini e aggiungervi una riflessione sul valore dell’idea di nazione appare francamente al disopra delle possibilità non solo di uno studente ma anche di un cittadino italiano medio. A partire dal periodare di Chabod, che già costituisce un test di comprensione del linguaggio. Mentre si comprende benissimo il metamessaggio di rilancio nazionale. Lecito, ma che chiede una profonda conoscenza del Risorgimento e del suo permanere come paradigma nazionale dentro la storia del Novecento fino alla Seconda guerra mondiale, Resistenza e dopoguerra compresi. Fortunato lo studente che ha avuto un docente in grado di spiegarglielo.

La tipologia A, dedicata al testo letterario, è stata saltata a piè pari dagli studenti. Alberto Moravia (chi era costui?) era noioso anche per i nonni, figuriamoci per la generazione Z. Un’occasione persa, infine, la poesia di Quasimodo, non eccelsa, composta sull’onda dell’entusiamo per il lancio dei primi satelliti. Bello il tema spaziale nell’arte, ma la traccia chiedeva uno svolgimento centrato su «quel» modo di sentire la corsa allo spazio. Oggi i satelliti sono in eccesso e costituiscono un problema di spazzatura spaziale, lo spazio «di tutti» si sta privatizzando e la Nasa noleggia i vettori di Elon Musk. Povero Quasimodo.

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