Quella sintesi difficile fra le «anime» del Pd

POLITICA. Malauguratamente per Elly Schlein non esiste un armocromista delle correnti del Pd, capace di mettere insieme tutte le varie sfumature all’interno del partito.

E così, un po’ paradossalmente, l’unica a risolvere le tensioni e le divisioni del Nazareno potrebbe essere lei stessa, che all’ultima direzione ha finito per unire tutti nello scontento. La segretaria propone un’agenda di alti principi, almeno sulla carta, piuttosto vaga (Pnrr, sanità, diritto alla casa, lavoro e lotta alla precarietà) ma su temi importanti ha compiuto atti che hanno provocato levate di scudi e addirittura defezioni. Gli atti, in politica, come è noto, pesano come programmi. In alcuni casi valgono più delle enunciazioni dal palco. Come la partecipazione all’ultima kermesse romana di Grillo, quella dei «passamontagna», per intenderci, per non parlare dell’intervento di Moni Ovadia filo Putin. Inaccettabile per l’ex ministro della Difesa Lorenzo Guerrini e non solo, che ha definito le parole dell’artista «indecenti». Anche sull’atteggiamento da adottare sulla riforma della giustizia di Nordio crescono le divergenze, a cominciare dall’abolizione del reato dell’abuso d’ufficio.

Il «campo largo» ovvero l’alleanza con i 5 Stelle riproposta da Elly non piace a tanti, così come la sua linea «radical» sui temi etici, che prevede l’adesione all’agenda delle famiglie arcobaleno, maternità surrogata e adozione da parte delle coppie gay comprese. Lei rivendica il suo ruolo, ma nel Pd non c’è mai stato un segretario che nei primi 100 giorni è riuscito a scontentare così tanta gente, nemmeno Renzi. Se correnti come AreaDem (che fa capo a Dario Franceschini), Articolo 1, i Dems di Andrea Orlando e altri «fedelissimi» come Francesco Boccia e Alessandro Zan continuano a sostenerla, nelle altre aree del partito si moltiplicano i mal di pancia, dalla base riformista di Bonaccini ai «giovani turchi» di Orfini, da iniziativa democratica di Pietro Fassino ai «liberal» di Enrico Morando e Giorgio Tonini. Per non parlare dei cattolici democratici capitanati da Graziano Delrio, gli eredi della Margherita, la seconda «anima» del Pd, emarginati dalla segretaria, ma seduti sulla sponda del fiume, cupi, scontenti e minacciosi, pronti alla zampata.

Il Pd, come ha detto ieri Orfini, è un partito «complicato e plurale», ma è difficile trovare la «sintesi delle diversità» quando i contrasti sono così netti. Anche perché il blocco degli elettori che ha portato la Schlein a vincere le elezioni con le primarie (che è «aperto» alla società civile e dunque anche a elettori di altri partiti, primo tra tutti i 5 Stelle) è diverso da quello degli iscritti al Pd a cui ora deve rendere conto (la cui maggioranza è più favorevole alla base riformista di Bonaccini). Dunque esistono due «zolle» di potere che non coincidono, quella della Schlein e quella del partito, provocando una faglia che poi si tramuta in dissensi, frizioni, contrasti, defezioni. E infatti il Nazareno continua a perdere pezzi, l’ex assessore Alessio D’Amato nel Lazio, Maria Concetta Chimisso in Molise, per non parlare di Carla Cantone, ex Cgil pensionati, Carlo Cottarelli, Enrico Borghi (che parla di «deriva massimalista») e Beppe Fioroni, il primo a sbattere la porta, l’elenco comincia a farsi lungo.

Lo statuto del Pd poi prevede una sorta di «spoil system» in cui il nuovo segretario nomina i suoi uomini nei posti di comando, ma lo scricchiolio delle due «basi» differenti (elettori alle primarie ed iscritti), impedisce che tutto questo avvenga pacificamente. Elly invita all’unità, a una stagione movimentista in cui produrre «rumore». Ma intanto ha proceduto come un caterpillar sistemando i suoi, quasi gridando alla «lesa maestà» quando sono sorti i mugugni. Per il momento il rumore è all’interno del partito, scontento per la débacle alle Comunali. Il disagio di cattolici e riformisti si fa sempre più forte. Le scissioni - specialità del Pd - sono nell’aria. Il Pd ribolle, strepita, fischia e dà l’impressione di scoppiare da un momento all’altro, come una pentola a pressione.

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