Priorità sicurezza
Attenti al Far West

L’assalto di un commando a una villa dove ha sede una società che gestisce slot machine, il ritrovamento di droga in quantità industriali, la scoperta di quattro capannoni nei quali erano stati stoccati abusivamente rifiuti, compreso l’amianto, una rapina a mano armata in una sala slot, la banda del botto che ha fatto saltare un bancomat, una villetta colpita dai ladri tre volte in sette giorni. Sono fatti di cronaca nera – solo i principali – riportati dal nostro giornale nell’ultima decina di giorni. Una sequenza impressionante di violenza, che può essere esercitata in vari modi, non solo con le armi.

La droga ad esempio può portare alla morte e se è giusto denunciare la presenza di spacciatori nelle vicinanze della proprio abitazione, non dobbiamo dimenticare che le dosi di stupefacenti hanno degli acquirenti, la cui vita è segnata e rovinata dalla tossicodipendenza. E come definire il traffico illecito di rifiuti che dovrebbero seguire un processo di smaltimento definito dalle leggi, se non una forma di violenza per le possibili ricadute sulla salute dei cittadini? Spesso i giornali vengono accusati di dare troppo spazio proprio alla cronaca nera, quando non di enfatizzarla. Al netto delle esagerazioni, è però giusto dare conto dei fatti di «nera» perché significa non rassegnarsi agli accadimenti

Ancora in settimana, nella pagina delle lettere, abbiamo pubblicato la testimonianza di una signora di Seriate che raccontava di furti nelle abitazioni all’ora di cena, con gli inquilini presenti, e denunciava proprio questo rischio: la rassegnazione, come se i raid dei malviventi fossero ineluttabili.

I cittadini e i sindaci chiedono una maggiore presenza delle forze dell’ordine ma per quanto questa richiesta possa essere esaudita (e lo sarà dal governo in carica), un territorio non può essere completamente militarizzato. Ci sono invece residenti che si organizzano in gruppi di vicinato, anche segnalando attraverso Facebook furti subiti e possibili rischi. C’è chi invoca la riforma della legittima difesa (che è nel programma del governo) che però sa di resa dello Stato e comporta il pericolo del Far West, liberalizzando la possibilità di sparare.

La settimana che si è chiusa stride con l’evidenza delle statistiche. I reati sono infatti in calo. Nella Bergamasca nel 2013 furono denunciati 6.385 furti, scesi a 4.629 nel 2017 (dati Istat). Certo, il calo può essere letto nel segno di una sfiducia verso la possibilità di individuare i ladri e il bottino, rinunciando alla denuncia, ma questa è un’ipotesi difficilmente verificabile dal punto di vista numerico. Ad agire è certamente una criminalità più aggressiva e violenta rispetto a tanti anni fa, quando ad esempio erano rarissime le truffe agli anziani: oggi invece i malviventi non si fanno remore a ingannare con le tecniche più svariate persone sole e su con gli anni, che si fidano e cadono nella rete dei truffatori. Un dato incontestabile è invece il crollo del numero degli omicidi, che prosegue da anni. L’Italia ha un tasso di delitti fra i più bassi d’Europa: nel 1992 furono 1.442, nel 2016 invece 397.

Calano i reati, aumenta la paura. E qui entriamo nel campo delicato della distinzione fra sicurezza reale (i dati) e percepita. Alla diffusione della seconda contribuisce la solitudine, il venir meno di una vita comunitaria, il diffondersi a grande velocità delle notizie di cronaca nera nei centri di residenza. I furti in casa in particolare rappresentano una violazione del luogo più caro e protettivo e l’irruzione dei ladri viene vissuta come una violenza sulla dimensione privata. Così il percepito è diventato il reale. Ma non lo è.

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