Start up, risorse
per crescere

Nell’ambito delle nuove politiche industriali, orientate in tutto il mondo al perseguimento dello sviluppo sostenibile, trovano ampio spazio le start up, imprese giovani fortemente innovative e tecnologicamente avanzate. Nel 2020 sono stati effettuati nel mondo investimenti in start up per oltre 300 miliardi di dollari, la metà dei quali sono affluiti negli Usa e di questi oltre 30 miliardi nella sola San Francisco, la città californiana regina della Silicon Valley. In Europa i maggiori investimenti in start up sono stati registrati in Gran Bretagna con circa otto miliardi di dollari.

In Cina, grazie alla nuova politica economica del governo indirizzata a promuovere le piccole e medie imprese, l’attenzione sul tema è enormemente cresciuta, con un aumento esponenziale degli investimenti che si avvicinano sempre più a quelli registrati negli Usa. La tendenza a stimolare la presenza di start up si va affermando da qualche tempo anche in molti Paesi della Ue. In Francia, seguendo una iniziativa inglese, a chi realizza capital gain con le start up è consentito di non pagare tasse se quelle risorse vengono investite in altre start up.

In Italia nel 2012 è intervenuta una disciplina legislativa (decreto-legge n.179) rivolta a «imprese giovani e innovative costituite da meno di cinque anni». Per la costituzione di queste imprese il decreto prevede vari adempimenti e stabilisce, tra l’altro, che l’oggetto sociale debba essere «lo sviluppo, la produzione o la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico». I risultati conseguiti fino ad oggi possono ritenersi soddisfacenti e sono in linea con quelli raggiunti nei maggiori Paesi europei, in particolare in Germania e Francia. Nei primi 6 mesi del 2021 sono stati investiti più di 650 milioni in start up e si prevede che l’anno potrà chiudersi con oltre 1 miliardo di investimenti. I dati aggiornati al 1° gennaio 2021, forniti dal Report trimestrale di Mise (Unioncamere e InfoCamere), evidenziano l’avvenuta registrazione di 12.292 start up, che per il 14% hanno un alto valore tecnologico in ambito energetico. La Lombardia è la regione con il più alto numero di start up (3.309), la maggior parte delle quali operano a Milano (2.322), Bergamo (259), Brescia (236), Monza Brianza (119) e Varese (88). Per quanto riguarda l’ambito di attività, prevale il settore dei servizi (2.744 su 3.309). Nel 2020, un quarto degli investimenti ha riguardato start up appartenenti all’ambito della tecnologia finanziaria (fintech), che forniscono prodotti e servizi attraverso le più avanzate tecnologie dell’informazione e della comunicazione.

La massiccia concentrazione della finanza innovativa in Lombardia ha spinto Bankitalia a costituire un proprio «Centro di osservazione» a Milano. Una scelta che si propone di fare da volano a numerose ulteriori iniziative stimolate anche dalla presenza sul territorio lombardo di università di alta qualità. L’obiettivo è però soprattutto quello di «fare sistema», coinvolgendo altre zone del paese dove pure sono dislocate tante eccellenze, ma che non sembrano avere ancora preso coscienza della necessità di stimolare la costituzione d’imprese giovani e visionarie, spinte nell’utilizzo di tecnologie avanzate.

Promuovere queste realtà rientra, del resto, nei programmi del Governo, che con il Piano nazionale di ripresa e resilienza si è proposto di raggiungere un obiettivo di crescita sostenibile, caratterizzata da alti contenuti innovativi e tecnologici. Di questa strategia dovranno essere protagoniste anche le oltre 12 mila start up esistenti e quelle di nuova formazione, in favore delle quali sono state previste varie agevolazioni fiscali e numerose tipologie di finanziamenti agevolati che mirano soprattutto a promuovere l’occupazione giovanile e femminile. È auspicabile che ulteriori specifici interventi vengano riservati a quelle start up che producono beni ecosostenibili, volti a raggiungere gli obiettivi fissati dal «green deal» europeo e dai vari trattati al fine di contrastare il cambiamento climatico e completare la neutralità energetica entro il 2050.

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