Stringiamo
i denti
e fidiamoci
della scienza

Ogni fase di questa maledetta pandemia ha la sua immagine simbolo, quella di questi giorni è rappresentata dai lunghi serpentoni in attesa del tampone intorno alle farmacie, un paesaggio cittadino mai visto, scene da razionamenti di guerra, volti rassegnati e infreddoliti illuminati dalla luce verdastra dell’insegna. Ancora una volta siamo sotto una tempesta virale, Omicron ha deciso di farsi sentire soprattutto sotto le feste, picchia duro soprattutto al Nord e rappresenta quasi la metà dei contagi in aggiunta alla variante Delta.

C’è chi cerca di scacciare la paura scherzandoci su: «Quest’anno a San Silvestro tampone con le lenticchie». Ieri l’ennesimo bollettino, oltre 30 mila casi di Covid individuati, 142 vittime, un terzo in più di Santo Stefano, la soglia delle terapie intensive superata, occupate nella stragrande maggioranza da chi non si è vaccinato e ora manda video e immagini tutte uguali dal letto d’ospedale con la mascherina dell’ossigeno, invitando la gente a immunizzarsi prima che sia troppo tardi, tardi come per loro.

La percezione è ancora più forte delle precedenti ondate, non c’è nessuno che non abbia un amico, un parente, un collega contagiato o con i figli contagiati in quarantena chiusi in camera per le feste. Anche il sistema nervoso degli adolescenti e dei giovani è messo a dura prova, non solo di coloro che si mettono in fila in attesa di un tampone.

I numeri dell’epidemia crescono velocemente, l’Italia ha alzato i ponti levatoi ma non basta ancora, il generale Figliuolo promette nuove misure di contenimento e invita ad avere pazienza. Facciamo le code per il Black Friday, dice il commissario straordinario con la penna bianca, possiamo farle anche per un tampone (ma quelle intorno alle farmacie sono molto più imponenti). Siamo oltre il picco? Non si sa, per ora ancora no, la bestia non cala.

Se gettiamo uno sguardo oltre i confini notiamo che la Germania è scesa drasticamente verso valori più bassi limitando il movimento dei non vaccinati rispetto ai vaccinati. La Germania è l’unico Paese in cui non solo un fortissimo picco Delta è stato debellato, ma ancora non c’è una presenza significativa di variante Omicron. Francia (che segue una strategia del tutto simile alla nostra, con meno efficacia), Spagna e naturalmente Italia ne stanno discutendo, la Costituzione ce lo permetterebbe, non si tratta di discriminazione ma prima di tutto di protezione e di sicurezza, perché il no vax oltre che rischiare per sé stesso comporta rischi per chi gli sta attorno.

In Israele siamo alla quarta dose, i primi 150 sanitari hanno ricevuto il «booster» ieri, l’organizzazione è perfetta, ma l’efficienza di Israele si basa non solo sul numero relativamente limitato della popolazione (nove milioni di abitanti, meno della Lombardia) ma soprattutto la sua organizzazione in senso militare, «spartano».

Oltre Oceano, soprattutto negli Stati Uniti, il Covid ha praticamente paralizzato i voli, migliaia di piloti si sono presi il Covid. Ma disagi al traffico aereo continuano in tutto il mondo. Bisogna aver pazienza, che non significa rassegnazione. Vuol dire tener duro, fidarsi della scienza, trovare in noi stessi quella forza tranquilla che ci permetterà di superare anche quest’onda come fanno i marinai esperti nella bufera. La stessa che ci spinge a continuare con le misure di protezione, a utilizzare la mascherina e il distanziamento, o a mettersi in fila per il tampone davanti alla farmacie in caso di sospetto contagio. Fila che sarebbe molto più corta, anzi probabilmente nemmeno ci sarebbe, se i no vax che hanno bisogno del test per andare a lavorare andassero a vaccinarsi lasciando i test a chi ne ha bisogno.

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