Svolta enti pubblici: largo ai giovani

ITALIA. Il 14 marzo scorso è stato approvato il decreto legge n.25/2025 che, ridisegnando profondamente l’architettura della Pubblica amministrazione, si inserisce nel solco delle riforme strutturali richieste dal Pnrr.

Al provvedimento è stata riservata poca attenzione da parte degli organi di stampa e dai vari talk show, visto il sostanziale fallimento delle tante riforme prodotte dai governi negli ultimi trent’anni. Nelle stanze delle amministrazioni pubbliche centrali e periferiche la riforma sta però generando grande fermento perché interviene su nodi strutturali ancora irrisolti. Se applicata con rigore, potrebbe infatti finalmente chiudere l’era del «comando eterno» e aprire a un modello più virtuoso che reprima alla fonte ogni tentativo di scorciatoia e ogni dinamica clientelare. Per l’accesso a un’assunzione stabile il decreto attribuisce assoluta centralità al concorso pubblico attraverso il rafforzamento della «governance del reclutamento», con l’utilizzo delle competenze della Commissione Ripam (ente responsabile della selezione del personale pubblico), garantendo così una selezione digitale e, soprattutto, più trasparente.

Il significato del concorso

Altro importante principio che con la nuova riforma si vuole affermare è che per una Pubblica amministrazione che vuole davvero rinnovarsi, il concorso non deve essere sentito come un ostacolo, bensì come una garanzia costituzionale utile a restituire ai cittadini la certezza che ogni posto pubblico venga attribuito secondo criteri oggettivi basati sul merito e universalmente riconosciuti. Al perseguimento di questo fine contribuisce in maniera significativa l’utilizzo del portale Inpa, che ha il compito di migliorare la qualità del reclutamento della Pubblica amministrazione attraverso un sistema digitale innovativo che semplifica e velocizza l’incontro tra domanda e offerta di lavoro pubblico. Il decreto impone anche che ogni fase del concorso, dalla pubblicazione del bando all’invio delle candidature, dalla gestione delle prove fino alla pubblicazione della graduatoria, transiti obbligatoriamente dal portale. In parallelo alla digitalizzazione integrale del reclutamento pubblico è inoltre previsto un piano di formazione del Personale amministrativo, un potenziamento delle strutture informatiche e un aggiornamento continuo delle competenze.

Attrarre giovani talenti

Fra le novità più significative spicca anche la possibilità per Regioni, Province, Comuni e Città metropolitane di assumere funzionari diplomati negli istituti tecnologici superiori. L’obiettivo è proprio quello di attrarre giovani talenti nel settore pubblico e dotare le amministrazioni di Personale tecnico qualificato. Sono previsti interventi specifici di formazione obbligatoria del personale in materia di «transizione digitale, transizione ecologica e cybersicurezza». Quest’ultima per la prima volta diventa oggetto esplicito di programmazione formativa obbligatoria, con l’obiettivo di costruire una cultura digitale evoluta che riduca al minimo i tradizionali passaggi burocratici, creando un ambiente di lavoro snello ed efficace. Un ambiente che possa servire anche a contrastare la fuga all’estero di tanti giovani, che ha assunto connotati preoccupanti. Dal 2011 al 2023 circa 550 mila giovani tra i 18 e i 34 anni, la metà laureati, hanno lasciato il Paese e 120mila negli ultimi due anni, dei quali solo 35mila sono rientrati.

È evidente la necessità di invertire questa tendenza fornendo ai giovani occasioni di lavoro gratificanti, con un ritorno economico adeguato. La riforma può dare un importante contributo in questa direzione. Ne è conferma il fatto che entro il 31 maggio di ogni anno va fornita una relazione annuale al Parlamento e al Governo sullo stato del reclutamento. In tal modo, per la prima volta l’intera classe politica sarà coinvolta sugli sviluppi della riforma, potendo svolgere non solo una funzione di controllo sugli step di avanzamento della stessa, ma anche di stimolo per l’introduzione di iniziative migliorative.

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