Un programma
di lungo corso
Ma quello che Draghi ha delineato non è il programma di una breve supplenza, quello di chi deve garantire la continuità dello Stato in uno dei tanti momenti di confusione e di impotenza dei partiti. No, quello esposto da Draghi è un programma di lungo respiro che richiederà tempo: quello che conta, ha detto il presidente, non è appunto il tempo in cui si detiene il potere ma l’uso che di quel potere si fa per cambiare le cose e non solo per conservarlo.
E così sono state snocciolate le priorità assolute: campagna vaccinale da sveltire cambiando il modello del commissario Arcuri (meno primule e padiglioni griffati ancora da montare e più concretezza) e gestione dei 209 miliardi che la Ue ci ha destinato, tra sussidi e prestiti, da qui ai prossimi sei anni per superare la crisi sistemica che il virus ha provocato. Da questo punto di vista il lavoro di Conte e Gualtieri non verrà gettato ma semmai implementato, precisato, migliorato, con una più decisa strategia di Paese da qui al 2026 fino al 2030 e poi al 2050: l’obiettivo è costruire l’Italia del futuro dentro la transizione green che ormai si impone con la forza del cambiamento climatico. Innovazione, digitalizzazione, ecosostenibilità sono le parole chiave di Draghi.
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