Urge legge elettorale
per riavere stabilità

L’anomalia rappresentata dall’attuale governo, nato sulla base di un «contratto» sottoscritto tra forze politiche che si sono fortemente contrastate durante la campagna elettorale, ripropone la necessità di una nuova legge elettorale in grado di assicurare la stabilità dell’esecutivo e l’alternanza tra schieramenti contrapposti. L’attuale legge, il cosiddetto «Rosatellum» (dal nome del proponente Ettore Rosato), non è stata in grado di raggiungere tali obiettivi e, stanti le attuali posizioni dei partiti, non offrirebbe alcuna garanzia di stabilità politica anche nel caso di ricorso a nuove elezioni.

Questa condizione, che da decenni caratterizza negativamente la vita democratica del nostro Paese, dipende dalla circostanza che si è ricorsi più volte a leggi elettorali formulate sulla base delle convenienze delle maggioranze politiche del momento. È sempre mancata una visione di lungo periodo che privilegiasse criteri di correttezza sul piano democratico e istituzionale. A differenza di quanto accaduto nel nostro Paese, la via maestra seguita dalle altre principali democrazie occidentali, pur tra sostanziali differenze, è stata proprio quella di mantenere immutato nel tempo un sistema elettorale che assicurasse la governabilità. In questa direzione si è battuto per anni Giovanni Sartori, autorevole politologo da pochi anni scomparso.

Egli considerava la legge elettorale un «mito in grado di generare una nuova repubblica». Con un famoso appello, apparso su l’Espresso del 28 ottobre 2013 e sottoscritto da più di cento studiosi di politica italiani, Sartori sollecitava le Camere a cambiare il sistema elettorale vigente (Porcellum), sostituendolo con un sistema elettorale maggioritario fondato sul doppio turno di collegio. Nel documento si evidenziava che gli ultimi sistemi elettorali adottati in Italia - il sistema misto, proporzionale per il 25% e uninominale a turno unico per il 75% (Mattarellum) e il proporzionale con soglie di sbarramento e premio di maggioranza (Porcellum) - non hanno funzionato. E i firmatari dell’appello aggiungevano: «Riteniamo che sia il tempo di adottare finalmente un sistema elettorale chiaro e trasparente nei suoi meccanismi e nelle sue potenzialità, cioè il maggioritario a doppio turno sul modello del sistema elettorale francese per l’elezione dei deputati all’Assemblea nazionale».

Pur sostenendo le proprie convinzioni, Giovanni Sartori era ben consapevole del fatto che difficilmente nel nostro Parlamento si sarebbe formata una maggioranza in grado di decidere per una legge elettorale di lunga durata, ancorata essenzialmente alle necessità di assicurare la governabilità del Paese. Questa sua convinzione ha avuto conferma nel 2017 con l’approvazione del «Rosatellum» che non ha perseguito l’obiettivo di assicurare un’affidabile stabilità politica. Oggi, in presenza di una complessa fase governativa, si sta prendendo coscienza del fatto che il perdurare d’instabilità politiche possa determinare una progressiva crisi dello stesso assetto democratico. Non sorprende, quindi, che da più parti politiche venga riproposta l’esigenza di una nuova legge elettorale e che siano sempre più spesso richiamate le riflessioni di Giovanni Sartori, favorevole al doppio turno di collegio. I vantaggi più evidenti di una legge di questo tipo risiederebbero nella sua semplicità e, soprattutto, nella somiglianza con la legge utilizzata con ottimi risultati per le elezioni dei sindaci. Purtroppo, che le intenzioni si trasformino in decisioni è assai arduo pensarlo in presenza di un Parlamento che vive alla giornata, dando la netta sensazione che a chi ci rappresenta vada bene così.

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