Vaccini rischiosi?
No, parlano i fatti

Il vaccino AstraZeneca può portare alla morte per trombosi? Se lo sta chiedendo tutta l’Europa con un certo comprensibile timore. Ce lo chiediamo anche noi italiani, naturalmente, dopo le cinque persone che nei giorni scorsi dopo il vaccino sono morte («dopo», abbiamo scritto, «non a causa»). Personalmente se qualcuno che ha diritto al vaccino dubita del loro effetto collaterale sarei ben disposto a prendere il suo posto. E spiego subito perché. I giornalisti ovviamente non hanno la competenza per giudicare se un vaccino sia valido o no. Ma possono contribuire a sciogliere il nodo della questione consultando degli scienziati e mettendo a disposizione dei lettori le loro considerazioni, ma soprattutto ponendo in fila i fatti, in modo di far capire cioè se vi è un nesso causale o un semplice nesso temporale (condizione ovviamente necessaria, ma non sufficiente per arrivare a un rapporto causa-effetto).

Cominciamo dai fatti. Danimarca, Norvegia e Islanda hanno sospeso le somministrazioni del siero prodotto dall’azienda farmaceutica anglo-svedese. Un lotto sospetto è stato bloccato anche in Austria, in Lussemburgo e nelle Repubbliche Baltiche. Il motivo è sempre lo stesso, ci sono alcuni vaccinati che nei giorni successivi sono morti per trombosi. Anche l’Italia ha sospeso un lotto di 249.600 dosi, l’ormai famoso ABV2856, dopo cinque decessi avvenuti nei giorni seguenti la somministrazione dell’antidoto (trombosi o infarto). Su questi casi stanno indagando cinque Procure diverse. Questi sono gli eventi che ci inducono a pensare che AstraZeneca potrebbe essere potenzialmente pericoloso.

Sull’altro piatto della bilancia abbiamo coloro che si sono già immunizzati con lo stesso siero e stanno bene. Ad esempio i 13 milioni di inglesi già sottoposti a profilassi con lo stesso vaccino. Anche Francia, Spagna e Germania continuano a somministrarlo, pur con una certa cautela. Dunque pochi casi a fronte di milioni e milioni di persone. Il punto però resta capire se c’è un nesso causale (e non temporale) tra i casi di trombosi venosa, infarto o embolia polmonare e la somministrazione del siero in questione. In altri termini, quei 30 morti ci sarebbero stati anche se la campagna di immunizzazione non fosse mai avvenuta?

In Italia, a proposito delle morti sospette, si lavora nel campo delle ipotesi. Anche l’Istituto superiore di sanità sta cercando di capire quel che è accaduto. Si parla dell’evenienza di un eccipiente dannoso in pazienti predisposti alla trombofilia, di contaminazione, di cattiva conservazione delle fiale. La causa potrebbe essere una di questa o nessuna di queste. Utile poi sarebbe un confronto di casi di trombosi in relazione agli altri vaccini. Insomma, per farla breve, noi finora sappiamo che qualcosa accade dopo un’altra cosa (nesso temporale, e dunque una possibile semplice coincidenza), ma non è detto che tra le due cose ci sia una connessione (nesso causa-effetto). Di solito quando un evento concomitante con il vaccino è segnalato, quello che si fa in campo medico è andare a vedere se quell’evento potenzialmente avverso è statisticamente compatibile con quello che succede normalmente. Per esempio si va a guardare quali e quanti sono gli eventi dello stesso tipo in altri Paesi in cui c’è già stata un’ampia somministrazione.

In compenso sappiamo con certezza assoluta che il vaccino ci protegge dalla morte da virus SARS-Cov - 2. Certo, ci possono essere poi possibili effetti collaterali al vaccino: mal di testa, febbre, dolori articolari, senso di nausea, dolore in sede di inoculo. Ma nessuno di questi – a meno di essere degli idioti totali o dei matti da camicia di forza - valgono l’enorme beneficio della protezione da Covid, che solo in Italia ha superato le 100 mila vittime.

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