«Già profuga polacca, mi faccio in quattro per aiutare gli ucraini»

La storia Margareta Piszczala, volontaria Croce Rossa, cinque lingue, è diventata punto di riferimento nella gestione di rifugiati.

Di origini polacche, quando è scoppiata la tragedia della guerra in Ucraina si è messa a disposizione risultando fondamentale ai fini della comunicazione, e non solo, fra i cittadini che prestavano aiuti e gli ucraini bisognosi di aiuto, traducendo ogni pensiero, ogni bisogno, ogni lacrima e anche ogni sorriso di riconoscenza. «Sono molto riconoscenti a chi si dedica a loro, non chiedono se non in estremo bisogno, sono umili anche se hanno una notevole formazione culturale. Una mamma è infermiera e ci tiene tanto a ringraziare a tutto campo per l’accoglienza e l’affetto di cui è circondata».

Rifugiata a Roma quando aveva quattro anni

A parlare è Margareta Piszczala, 37 anni, a Orio al Serio da 12 anni, due figli di 13 e 11 anni. È volontaria della Croce Rossa; parla italiano alla perfezione ma anche inglese, francese spagnolo, oltre al polacco: di recente, in condizione di mamma, si è laureata con 110 e lode in Lingue Straniere all’Università di Bergamo. Ma il suo impegno sociale ha anche un’altra faccia, quella di essere stata ella stessa profuga dal regime della Polonia, q uando c’era il muro di Berlino, aveva quattro anni ed è finita a Roma con la famiglia.

«Sono stata accolta e aiutata - riconosce Margareta - e adesso devo dare quello che ho ricevuto, devo accogliere e aiutare le persone che vivono il mio stesso dramma»

«E sono stata accolta e aiutata - riconosce Margareta - e adesso devo dare quello che ho ricevuto, devo accogliere e aiutare le persone che vivono il mio stesso dramma». Oggi è un punto di riferimento nella gestione dei profughi a Orio, fra Amministrazione comunale, Parrocchia, Caritas, Auser e i cittadini che vogliono aiutare. Al sabato mattina Margareta tiene lezioni di italiano a una decina di ucraini in oratorio perché «la lingua è come un ponte che permette la comunicazione tra culture, ed è un forte segnale di integrazione». Nel gruppo ci sono due bambini di 3 e 5 anni che mentre le mamme studiano, la figlia di Margareta, Maria di 11 anni, li fa giocare: «è già una brava baby sitter» sorride Margareta. Che riassume la gestione del Comune di Orio verso i profughi ricordando che ci sono tre famiglie ospitate in altrettanti appartamenti, due del Comune, uno di un privato, per un totale di 12 persone con sei minorenni, di cui due frequenteranno a settembre la scuola a Orio.

L’esperienza di Orio nell’aiuto ai profughi

Tanta gente ha donato il proprio tempo libero per ogni esigenza, come pulizia e arredo degli appartamenti, donazioni di cibo e vestiario. Un anonimo cittadino ha elargito una donazione vincolata a favore dei profughi ucraini che è stata utilizzata per l’acquisto di card spendibili per le necessarie spese di sopravvivenza. «Un lavoro splendido, di una grande squadra e un grande cuore» certifica Margareta.

«Siamo scossi, turbati, e vulnerabili perché i nostri vicini sono in pericolo. La guerra così vicina. La Storia non ci ha insegnato nulla? Ci ha insegnato a non rimanere con le mani in mano. Noi figli della Storia rispondiamo alla guerra con la pace e la solidarietà»

Che pure ha un grande cuore quando riflette: «Siamo scossi, turbati, e vulnerabili perché i nostri vicini sono in pericolo. La guerra così vicina. La Storia non ci ha insegnato nulla? Ci ha insegnato a non rimanere con le mani in mano. Noi figli della Storia rispondiamo alla guerra con la pace e la solidarietà. Orio, come una grande famiglia, ha dato prova di abbracciare, accogliere, aiutare». Margareta ha anche un desiderio: «Non l’abbiamo ancora fatta una grande festa con i profughi ucraini per conoscerci a vicenda. Quest’estate la faremo».

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