Violenza sulle donne, è boom: «Molti casi ancora sommersi»

Distretto Bergamo Est. In quattro anni passate da 60 a 244 le donne che hanno chiamato il Centro R.i.t.a. di Seriate. Il presidente Cortesi: quest’anno presi in carico 111 casi, ma è una problematica dove il sommerso è ancora grande.

Il dramma della violenza sulle donne è ancora molto carsico, non tutto viene alla luce. Anzi, ciò che emerge è solo la minima parte dell’intero. Lo sottolineano gli addetti ai lavori che però riconoscono che si stanno facendo passi avanti: le denunce aumentano, che non vuol dire maggiore intensità del fenomeno ma maggiore consapevolezza da parte delle donne, soprattutto italiane, di poter denunciare violenze e soprusi. Queste valutazioni nascono dall’analisi dei dati sulla violenza contro le donne nel report della Rete interistituzionale territoriale antiviolenza (R.i.t.a.) del Distretto Bergamo Est relativo ai primi dieci mesi del 2022. Nel 2018/2019, primo periodo di attività del centro R.i.t.a. di Seriate, affidato all’associazione «Aiuto Donna», sono state 60 le donne che l’hanno contattato; sono state 82 nel 2020, 191 nel 2021, per arrivare ai 244 contatti al 31 ottobre 2022.

L’escalation

Un’escalation che Gabriele Cortesi, presidente del Distretto Bergamo Est, composto da 103 comuni pari a 386mila abitanti, ritiene «non del tutto realistica perché il sommerso in questa problematica è maggiore dell’emerso. Che comunque è sulla buona strada, tanto che anche i casi di presa in carico delle donne denuncianti, quelle che hanno deciso di intraprendere con gli operatori specializzati percorsi di soluzione del problema, in questo 2022 sono 111». Ogni percorso è ovviamente personalizzato e gli operatori indirizzano la donna ad altre professionalità di cui il Centro dispone: avvocatesse, psicologhe, etnocliniche, mediatrici culturali, operatrici di reperibilità 24 ore. Tutte operano con l’obiettivo di accompagnare la donna maltrattata alla consapevolezza della gravità della sua situazione e a come uscirne. Per contattare R.i.t.a. si può chiamare il numero 035/303.266 o scrivere un’e-mail agli indirizzi [email protected], [email protected].

In cerca di ascolto

Dai tabulati risulta che il primo contatto con R.i.t.a. da parte delle 111 donne in percorso di risoluzione del problema è stato per sfogo e bisogno di ascolto (39%), per chiedere come funziona (31%), per informazioni legali (16%), per sostegno psicologico (12%), in minima percentuale (0,65%) per chiedere casa, soldi, lavoro; 1,35% altro. Fra i canali a cui le donne hanno attinto informazioni, il più frequentato è stato Internet (23%), quindi l’assistente sociale (18%), parenti e conoscenti (11%), forze dell’ordine (11%), associazione di donne (9%), numero verde 1522 (9%), Pronto soccorso (6%), altro 13%. I casi aperti riguardano per il 73% donne fra 28 e 57 anni, di cui il 30% nella fascia 38-47 anni; il 4% riguarda donne over 67 anni e il Distretto Bergamo Est sta studiando le azioni da intraprendere perché ritiene che ci sia molto sommerso proprio fra gli anziani.

A rivolgersi a R.i.t.a. sono in maggioranza donne italiane (69%), coniugate (51%), separate (16%); senza reddito (37%), con reddito basso (56%); casalinghe (13%), operaie e impiegate (25%); quindi insegnanti, pensionate, dirigenti, infermiere; il 24% ha un lavoro a tempo indeterminato; il 58% ha studi superiori, laurea compresa; il 37% un’istruzione elementare o media. Nel 2022 sono state 12 le donne collocate nelle case rifugio unitamente a 15 figli minori. Le attività delle reti sono finanziate con fondi statali e regionali e i fondi attribuiti a R.i.t.a. per il 2022-2023 ammontano a 349mila euro, di cui 237mila per il programma di sostegno alle attività e 76mila per il programma casa lavoro.

Formazione e sensibilizzazione

Il Centro R.i.t.a. svolge azioni di sensibilizzazione sul problema violenza contro le donne. «Ha promosso e promuove iniziative di formazione per ogni soggetto della filiera – aggiorna Cortesi –, dalle forze dell’ordine a educatori, avvocati, tribunali, assistenti sociali, giornalisti, medici. In collaborazione con il Gruppo donne dell’associazione “Ledha” e del Centro antidiscriminazione “Franco Bomprezzi”, finanziato da Fondazione della Comunità Bergamasca, si sta svolgendo un apposito corso sulla violenza contro le donne disabili, ancora più difficile da far emergere, ma che esiste».

La rete antiviolenza R.i.t.a. si è costituita nel 2017 tra gli Ambiti del Distretto Est, il Centro antiviolenza dell’associazione «Aiuto Donna», le case rifugio delle Suore Poverelle, Ats Bergamo, Asst Est, Questura, poi si è implementata ad esempio con Procura, Tribunale, Università, ordini professionali, fino a trenta soggetti operativi: il numero più alto fra i cinque Distretti della provincia di Bergamo.

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