La salute / Bergamo Città
Martedì 04 Novembre 2025
Alfieri: «Senza umanità non c’è eccellenza clinica»
L’INCONTRO. Il cardiochirurgo bergamasco che nei primi anni ’90 inventò una straordinaria tecnica per correggere l’insufficienza mitralica si racconta.
«Quando si chiama una fondazione col proprio nome, ci si mette la faccia, quindi la motivazione deve essere importante». Nel caso della Fondazione Alfieri, creata nel 2018 da Ottavio Alfieri, cardiochirurgo di fama internazionale, inventore di una tecnica di intervento alla valvola mitralica ormai usata su scala mondiale, si tratta di «andare oltre nella lotta alle malattie cardiache». Un progetto non soltanto scientifico, ma soprattutto umano e valoriale.
«La giusta causa»
Formazione, innovazione, ricerca ed eccellenza clinica sono i pilastri, che però non possono prescindere da quella che Alfieri chiama «la giusta causa»: «Una missione senza limite temporale, perché il progresso medico non ha orizzonte», spiega il professore presentando la Fondazione Alfieri al Rotary Club Bergamo. Una missione che deve essere anche «inclusiva, per interessare il maggior numero di persone possibile, proprio come nel caso delle malattie cardiache, che sono la causa principale di mortalità nel mondo occidentale. E poi orientata al bene di tutti, resiliente ai cambiamenti e con valori ideali come etica, integrità, equità, giustizia e libertà. Sì, libertà - aggiunge - perché un uomo malato di cuore non è un uomo libero».
Al centro la formazione
Sul tema delle competenze, per Alfieri, che attualmente è «senior consultant» dell’ospedale San Raffaele di Milano, «la formazione deve essere personalizzata per creare profili unici e speciali. Ma oggi bisogna anche imparare a lavorare insieme. Ormai il patrimonio di conoscenza è così ampio che una sola persona non può incamerarlo tutto. I migliori risultati sono frutto di un’intelligenza collettiva, transdisciplinare». La Fondazione Alfieri investe in strumenti di formazione avanzata, dal 3D alla realtà virtuale, fino ai simulatori: «I chirurghi devono esercitarsi come i piloti d’aereo, così si impara ad affrontare ogni tipo di complicanza».
L’innovazione tecnologica
Poi c’è il capitolo dell’innovazione, che per Alfieri «è il processo che trasforma l’invenzione in un prodotto accessibile a tutti». Così è nato, nei primi anni ‘90, quello che ormai tutto il mondo chiama Alfieri Stitch, una tecnica chirurgica di straordinaria semplicità per correggere l’insufficienza mitralica. «Il mio sogno, però, era la riparazione percutanea della valvola mitralica, senza aprire il torace, senza fermare il cuore, senza circolazione extracorporea». Un sogno diventato realtà una decina di anni dopo grazie alla californiana E-Valve. «Un giorno mi arriva una telefonata da Palo Alto: una startup voleva riprodurre l’Alfieri Stitch usando una sonda. Dopo infiniti tentativi è nato il dispositivo MitraClip, un capolavoro di ingegneria e nanotecnologia».
Da allora circa 400 mila pazienti sono stati trattati con questa tecnica. Tra loro, Elizabeth Taylor, che quando seppe di essere stata salvata dall’invenzione del cardiochirugo bergamasco esclamò: «Dite ad Alfieri che l’amo». Oggi la clip è stata riprodotta da altre aziende anche in India e in Cina. Un successo che testimonia come «l’innovazione, se condivisa, diventa bene comune», fa notare il professore.
Medici e ingegneri
La Fondazione porta avanti progetti con il Politecnico di Milano, dove giovani ingegneri e medici lavorano insieme. «È straordinario vedere cosa riescono a creare. Alcune invenzioni hanno il potenziale per diventare startup». Tra i collaboratori più illustri, Alfieri cita Andrea Cherubini, esperto di intelligenza artificiale: «Aiutare il medico a sbagliare meno è fondamentale: l’errore umano è ancora la prima causa di mortalità negli ospedali». La Fondazione sostiene anche la ricerca, che «in Italia è finanziata per due terzi dal terzo settore - fa presente Alfieri -. Gli studi retrospettivi e randomizzati sono fondamentali perché influenzano le linee guida e quindi la qualità della medicina di un Paese».
L’importanza dell’umanità
Infine, l’eccellenza clinica, che per Alfieri non può prescindere dall’umanità: «Non serve il paternalismo, ma aiutare il paziente ad essere consapevole e partecipe delle decisioni». La Fondazione sta sperimentando modelli di decision making condiviso, testando anche strumenti digitali, compreso ChatGpt, «perché sempre più spesso il paziente arriva già con il parere dell’intelligenza artificiale, perciò è importante studiare come l’uomo e la macchina possano dialogare». Infine, la Fondazione lavora anche su una piattaforma di lifetime management, per seguire i pazienti «per tutta la vita, senza abbandonarli». «La medicina - sottolinea Alfieri - non è solo scienza: è anche servizio, responsabilità e filantropia».
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