«Costruire armonia, giustizia e pace attraverso il dialogo? È l’unica via possibile»

L’INTERVISTA. Premiato da Molte Fedi con il riconoscimento «Costruttori di ponti», padre Jihad Youssef, monaco siriano che guida la comunità di dialogo interreligioso di Mar Musa fondata negli anni ’90 da padre Paolo Dall’Oglio.

Bergamo

«Il nostro orizzonte è costruire armonia e amicizia tra musulmani e cristiani, tra l’Islam e la Chiesa». Con queste parole padre Yusuf Jihad, della comunità monastica di Mar Musa, in Siria, riassume la missione di un’esperienza unica nel panorama religioso contemporaneo.

Ospite a Bergamo, padre Yusuf ha ricevuto da Molte Fedi sotto lo Stesso Cielo il premio Costruttore di Ponti 2025, dedicato alla memoria di padre Paolo Dall’Oglio, gesuita e fondatore della comunità scomparso in Siria nel 2013.

La comunità di Al Khalil: dialogo e ospitalità abramitica

La comunità di Mar Musa si chiama Al Khalil, «l’amico di Dio» — un riferimento ad Abramo, figura condivisa da ebrei, cristiani e musulmani. «Siamo uomini e donne di diverse chiese e riti — spiega padre Yusuf — uniti dal desiderio di vivere il Vangelo nell’amore per i musulmani perché sono musulmani, come li amava Gesù».

La vita del monastero si fonda su tre pilastri: spiritualità, lavoro manuale e ospitalità abramitica, una forma di accoglienza sacra che diventa, nelle parole di padre Yusuf, «una virtù e il culmine della nostra vocazione».

Musica e speranza: un progetto per i giovani in Siria

Nonostante le difficoltà, la comunità di Mar Musa continua a generare segni di speranza. «Ho fondato una scuola di musica per sessanta ragazzi delle parrocchie di Nebek», racconta il religioso, «per offrire loro un’alternativa alla solitudine e ai telefoni».

Per padre Yusuf, la situazione in Siria e quella in Gaza sono due volti della stessa ingiustizia: «Quando c’è ingiustizia in un luogo, riguarda tutti. Non possiamo più vivere nei nostri ghetti né alzare muri. Siamo tutti sulla stessa barca, e l’altro non è un nemico, ma un fratello».

Il dialogo interreligioso come vocazione, non scelta

Per la comunità di Mar Musa il dialogo tra le fedi non è un’opzione ma un principio fondante. «Guardare all’altro come un possibile amico cambia la prospettiva. Crearsi un nemico significa rendersi la vita amara», dice padre Yusuf. Un messaggio che richiama l’eredità di padre Dall’Oglio, testimone di un cristianesimo aperto e profetico, capace di vivere accanto ai musulmani in spirito di amicizia.

«La pace è poter dormire con le porte aperte»

Infine, un invito universale: «Se siamo cristiani, prendiamo il Vangelo sul serio. Se siamo musulmani, prendiamo la fede sul serio. Se non crediamo, custodiamo comunque la pace». E conclude con un’immagine evocativa: «La pace non è solo assenza di guerra, ma poter dormire con finestre e porte aperte, perché nessuno ci minaccia. L’altro non è una minaccia, è un fratello».

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