Covid, in autunno vaccino consigliato a 370mila persone

LA CAMPAGNA. Circolare del ministero della Salute. «Richiamo annuale raccomandato» per over 60 e fragili. Marinoni (Ordine dei medici): «Indicazioni ragionevoli».

Nessun obbligo, ma una «raccomandazione» per chi è più a rischio; stop all’enumerazione delle dosi, per far spazio a una definizione più classica: «richiamo annuale». La svolta della campagna vaccinale anti-Covid per il prossimo autunno-inverno si fonda soprattutto su questi due pilastri, sanitari e anche comunicativi, e circoscrive in Bergamasca un perimetro teorico di circa 370mila destinatari, ovvero la somma tra le diverse categorie per cui l’iniezione sarà raccomandata, in attesa di verificare sul campo quale sarà l’adesione reale.

Nei giorni scorsi, infatti, il ministero della Salute ha diramato la circolare con le «indicazioni preliminari per la campagna di vaccinazione autunnale e invernale anti-Covid», sulla scorta dell’«attuale quadro epidemiologico»: «In concomitanza con la campagna antinfluenzale per la stagione 2023/24, è previsto l’avvio di una campagna di vaccinazione anti-Covid con l’utilizzo di una nuova formulazione di vaccini a mRna e proteici (formulazione aggiornata monovalente XBB 1.5), la cui approvazione è prevista per fine estate/inizio autunno e di cui si prevede la disponibilità di dosi a partire dal mese di ottobre».

I destinatari del vaccino anti-Covid

Il documento del ministero, firmato dal nuovo direttore generale della Prevenzione Francesco Vaia, indica i gruppi «a cui viene raccomandata e offerta la vaccinazione di richiamo annuale con il nuovo vaccino aggiornato». La raccomandazione riguarda «le persone di età pari o superiore a 60 anni», che sono circa 320mila in Bergamasca; gli ospiti delle strutture per lungodegenti (le Rsa accolgono circa 6.300 bergamaschi, ma questa platea è sostanzialmente già inclusa, da un punto di vista numerico, negli over 60); le donne in stato di gravidanza o «nel periodo post partum comprese le donne in allattamento», indicativamente 7.500 (sulla scorta dei dati delle nascite); gli «operatori sanitari e sociosanitari», circa 24mila secondo i dati diffusi nelle prime fasi della campagna vaccinale; le «persone dai 6 mesi ai 59 anni con elevata fragilità, in quanto affette da patologie o con condizioni che aumentano il rischio di Covid-19 grave» (malattie croniche dell’apparato respiratorio o cardiocircolatorio, malattie cerebrovascolari o neurologiche, diabete o altre endocrinopatie, obesità, insufficienza renale cronica-dialisi, patologie del sangue, patologie oncologiche o oncoematologiche, trapiantati e in attesa di trapianto, immunodeficienze, asplenia, Hiv/Aids, sindrome di Down, malattie infiammatorie croniche, cirrosi epatica, disabili gravi ai sensi della legge 104 art. 3 comma 3), indicativamente 18mila in Bergamasca. «La vaccinazione – si legge nella circolare – potrà inoltre essere consigliata a familiari e conviventi di persone con gravi fragilità».

Nulla vieta che il richiamo possa essere somministrato anche ad altre categorie, ma la circolare specifica che «in fase di avvio della campagna, nell’eventualità di una disponibilità di dosi insufficiente a garantire un’immediata adeguata copertura, la vaccinazione sarà prioritariamente somministrata alle persone di età pari o superiore a 80 anni, agli ospiti delle strutture per lungodegenti, alle persone con elevata fragilità con particolare riferimento ai soggetti con marcata compromissione del sistema immunitario, agli operatori sanitari addetti all’assistenza negli ospedali e nelle strutture di lungodegenza»: una platea, questa, che riguarderebbe prioritariamente circa 80mila bergamaschi (sui 370mila complessivi della «raccomandazione»).

Il parere dell’Ordine dei medici

Per Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei medici di Bergamo, le indicazioni della circolare sono «ragionevoli e coerenti con la visione della comunità scientifica. Rimane priorità assoluta coprire gli anziani e i fragili, chi vive in Rsa, chi è ancora esposto a effetti gravi dell’infezione. Anche dal punto di vista comunicativo si fa un giusto passo avanti: non è più il caso di enumerare le dosi, è opportuno parlare di richiamo annuale come per l’antinfluenzale. Gli operatori sanitari? È giusto raccomandarla anche a loro, sono tra i più esposti, ed è sensato che in questo caso non vi sia più l’obbligo: quella scelta aveva piena giustificazione nella fase emergenziale. La certezza è che il vaccino ha salvato delle vite».

© RIPRODUZIONE RISERVATA