Dispersione scolastica, da novembre a marzo «spariti» 185 studenti

I NUMERI. Prima indagine dell’Osservatorio provinciale, attivo da un anno. Ufficio scolastico e Comune di Bergamo: dati da monitorare, ma sotto la media regionale. L’approfondimento su L’Eco di Bergamo di lunedì 8 aprile.

Da novembre a marzo, 185 studenti – tra istituti comprensivi e scuole superiori – sono «spariti» dai radar. Questi i numeri della «dispersione scolastica» in Bergamasca: cifre che possono non impressionare in termini assoluti, ma che invitano il mondo della scuola e delle istituzioni a riflettere su un fenomeno assolutamente da monitorare. Proprio per avere contezza dei numeri e individuare le buone pratiche messe in campo dalle scuole, lo scorso marzo è nato l’Osservatorio provinciale contro la dispersione scolastica, su spinta del Comune di Bergamo, «con l’obiettivo – spiega l’assessore all’Istruzione Loredana Poli – di non perdere nessun ragazzo tra le maglie dei monitoraggi». Tra i primi passi dell’Osservatorio, la somministrazione di due «survey» da parte dell’Ufficio scolastico territoriale di Bergamo. L’ultima raccoglie i dati tra il 25 novembre 2023 e il 4 marzo 2024, dal quale emerge un tasso di dispersione «sotto la media regionale, ma questo non significa che non si tratti di un fenomeno da considerare» afferma Katia Piccinini, referente per il contrasto alla dispersione dell’Ufficio scolastico territoriale di Bergamo.

L’Osservatorio provinciale contro la dispersione scolastica è stato aperto su spinta del Comune di Bergamo con l’obiettivo di non perdere nessun ragazzo tra le maglie dei monitoraggi».

L’indagine effettuata è ampia. Per quanto riguarda gli istituti superiori statali (dai licei ai professionali, hanno partecipato 35 istituti su 41, l’85,3%) il tasso di dispersione è dello 0,2%. Su 38.278 studenti se ne sono ritirati 452 tra il 25 novembre e il 4 marzo, per i quali sono stati rilasciati 346 nulla osta e sono state emesse 28 segnalazioni da parte delle scuole alle autorità (solitamente ai Comuni) per mancato obbligo di frequenza. Sono quindi 374 gli studenti che in qualche modo sono stati «tracciati», ne restano 78 dei quali si sono perse le tracce. Le ipotesi sono diverse, «tra queste il trasferimento all’estero, un fenomeno che riguarda soprattutto gli studenti stranieri che spesso per esigenze lavorative dei genitori si spostano o tornano nel Paese d’origine – spiegano dall’Ufficio scolastico –. Oppure l’iscrizione a un istituto superiore privato o di formazione professionale non statale, dove il rilascio del nulla osta non è d’obbligo». Tra questi 78, relativi solo alle scuole statali, ci sono i cosiddetti «Neet», quei giovani che non studiano e non lavorano. Oggetto d’indagine anche gli istituti di Istruzione e Formazione professionale gestiti dalla Regione Lombardia. Qui il dato sulla dispersione, ricavato dalle risposte di 27 istituti, è dello 0,9%. Su 8.097 studenti, 122 si sono ritirati, per i quali sono stati rilasciati 28 nulla osta, mentre sono state 24 le segnalazioni alle autorità per mancato obbligo. Restano quindi 70 studenti per così dire «dispersi». Sommando i dati dei due sistemi, statale e regionale, sono 148 i casi di dispersione scolastica nel ciclo delle scuole superiori.

L’Osservatorio ha voluto indagare il fenomeno anche nel primo ciclo di istruzione interrogando gli Istituti comprensivi, dove il tasso scende allo 0,05%: sui 68.037 iscritti, 37 studenti sono risultati senza nulla osta o segnalazione per mancato obbligo.

Ma l’Osservatorio ha voluto indagare il fenomeno anche nel primo ciclo di istruzione (elementari e medie) interrogando gli «Ic», Istituti comprensivi. Qui il tasso scende allo 0,05%: sui 68.037 iscritti, 37 studenti sono risultati senza nulla osta o segnalazione per mancato obbligo (hanno partecipato 81 scuole su 97, l’84%). Alcuni sono passati in istruzione parentale, c’è chi si è trasferito all’estero. Dei 298 studenti che si sono ritirati tra il 25 novembre e il 4 marzo, sono stati rilasciati 234 nulla osta, ai quali si aggiungono 27 segnalazioni alle autorità per mancato obbligo. Se quindi 261 studenti sono stati tracciati, 37 sono appunto «sfuggiti» dal conteggio. Sommati ai 148 del ciclo superiore, si arriva a 185. Legge i dati la referente per l’Ufficio scolastico Katia Piccinini: «La dispersione si concentra nel primo anno delle scuole superiori e questo ci obbliga ad alcuni approfondimenti. Sull’orientamento, ma anche sul raccordo tra scuola di primo e secondo grado: il passaggio è un debutto scolastico in autonomia, che può essere uno iato». Piccinini sottolinea un altro aspetto: «La dispersione è un fatto scolastico, ma racconta non tanto le vicende scolastiche, quanto tutto il vissuto di uno studente: dove vive, come raggiunge il luogo di studio, la famiglia, i servizi che ci sono sul territorio, la situazione prima e dopo il fenomeno della dispersione. Per questo è fondamentale il raccordo con il territorio, con le associazioni sportive, l’oratorio, il mondo dove si cresce».

L’assessore Loredana Poli: «Si parte dai bambini “piccoli”, da 0 anni, perché tutti i dati europei ci dicono che i segnali premonitori di un insuccesso scolastico si vedono molto presto. In questo ragionamento abbiamo allargato il focus sui temi più attuali, come il disagio psicologico degli adolescenti».

Motore di attivazione del percorso che ha portato all’istituzione dell’Osservatorio, si accennava, il Comune di Bergamo, nell’ambito del Patto di comunità per le giovani generazioni e per il lavoro, che ha preso avvio all’inizio del 2022, al quale aderiscono 25 soggetti, contando, insieme alle istituzioni, realtà del mondo del lavoro, formazione e associazionismo: «Si vuole fare rete sulle tematiche che accompagnano la crescita formativa dei ragazzi e il loro passaggio al mondo del lavoro – sottolinea l’assessore all’Istruzione Loredana Poli - Si parte dai bambini “piccoli”, da 0 anni, perché tutti i dati europei ci dicono che i segnali premonitori di un insuccesso scolastico si vedono molto presto. In questo ragionamento abbiamo allargato il focus sui temi più attuali, come il disagio psicologico degli adolescenti: uno degli ultimi soggetti che ha aderito al Patto, è l’Asst Papa Giovanni XXIII. Al tavolo abbiamo individuato la necessità di creare un Osservatorio contro la dispersione scolastica, coinvolgendo il territorio provinciale. Ci siamo resi conto che alcuni ragazzi non vengono tracciati, magari perché cambiano abitazione, ma il rischio è che si perdano di vista. Inoltre non ci sono banche dati condivise. Esiste quella del ministero dell’Istruzione che non dialoga però con quella del sistema professionale regionale. Abbiamo studiato il caso dell’Osservatorio di Milano e della Sicilia che esistono da molti anni, per capire quali dati riuscivano a mettere in comune». E proprio a fronte dei dati l’assessore Poli ragiona sulle azioni da mettere in campo: «Abbiamo visto che molti studenti si spostano dai licei agli istituti professionali, orientati anche ad attività pratiche. È un dato che dobbiamo assimilare, consentendo al sistema e alla rete dei centri professionali di programmare le loro attività sulla base del fatto che c’è un flusso di studenti di cui tenere conto. Con i tassi di occupazione altissimi della nostra provincia e la difficoltà nel trovare determinate figure professionali è assurdo perdere studenti che potrebbero essere correttamente riorientati. La nostra attenzione ora è sul rendere più facili le comunicazioni tra i diversi sistemi e gli enti locali, così che i ragazzi restino nel “radar”».

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