
(Foto di Colleoni)
LA MESSA. In Cattedrale il Vescovo ha compiuto il rito a dodici persone, tra queste una famiglia con 4 figli.
Il Triduo pasquale si è aperto con il tradizionale rito della Lavanda dei piedi, gesto che il Vescovo Francesco ha compiuto giovedì 17 aprile in Cattedrale durante la Messa in Coena Domini. Con un grembiule cinto in vita ha lavato ed asciugato i piedi di dodici persone sedute ai piedi dell’altare. Un gruppo di uomini e donne a rappresentare il popolo di Dio e fra loro anche una famiglia con quattro figli. Aprendo la celebrazione il Vescovo ha ricordato come il Giovedì Santo possa essere definito «la sera della consegna». «Gesù consegna il suo testamento, il suo amore, la sua vita, la sua persona. – ha detto – Raccogliamo questa consegna nel dono dell’Eucaristia, nel dono del sacerdozio e nel dono del Comandamento dell’amore».
Il gesto della Lavanda dei piedi è stato accompagnato dal canto le cui parole sottolineavano la presenza di Dio in ogni gesto d’amore. «Dov’è carità e amore qui c’è Dio». «Gesù ha lavato i piedi agli apostoli e questo gesto ci parla d’amore. – ha detto monsignor Beschi – .In questo anno illuminato dal Giubileo possiamo leggere questa pagina del Vangelo nel segno della speranza che nasce dall’amore. La speranza si nutre della dolcezza dell’amore fraterno, umile, donato e giubilare». Monsignor Beschi ha parlato di «un amore che, se improntato sulla fraternità, fa nascere la gioia». Il gesto della Lavanda dei piedi richiama all’umiltà. «L’amore prende la forma del servizio e non si impone, ma si depone ai piedi dei fratelli. L’amore di Dio per giungere a noi ha preso la strada dell’umiltà».
«Tutti abbiamo bisogno di uno sguardo che ci riconosca. Si tratta di uno sguardo che può raggiungere le famiglie attraverso la comunità cristiana che non le lascia sole»
Ha sottolineato come l’amore rappresenti un dono. «Il dono più grande è quello della propria vita. È il dono che ciascuno fa ogni giorno alle persone care, alla sua famiglia. Non si tratta solo di azioni, ma della vita stessa che diventa dono». Ha evidenziato anche l’aspetto giubilare dell’amore. «L’amore giubilare rappresenta uno sguardo capace di abbracciare e accogliere le attese del prossimo. Tutti abbiamo bisogno di uno sguardo che ci riconosca. Si tratta di uno sguardo che può raggiungere le famiglie attraverso la comunità cristiana che non le lascia sole. Facciamoci portatori dello sguardo di una comunità cristiana che raggiunge tutti». Nelle parole del Vescovo anche un accenno al clima di tensione che avvolge il mondo. «Viviamo una crisi politica, sociale, personale e ambientale ma non dobbiamo avere paura. L’amore di Dio si è fatto uomo e gli uomini lo hanno ucciso. Ma Dio ha trasformato questo nel dono della speranza più grande per tutti». Al termine il pane consacrato è stato portato in processione nell’altare della Reposizione all’interno della Cappella del Crocifisso e sarà distribuito alla Comunione durante la Liturgia della Passione di venerdì 18 aprile.
Il 18 aprile, Venerdì Santo, prosegue il Triduo pasquale, che è il cuore della fede cristiana. In questo giorno si fa memoria della morte di Gesù Cristo in Croce. In Cattedrale, con inizio alle 8,45 il Vescovo Francesco Beschi presiede la Liturgia delle Ore, mentre alle 18 presiede la celebrazione della Passione del Signore. Sempre il 18 aprile, dalle 13,30 alle 14, nella chiesa parrocchiale delle Grazie, il Vescovo interviene al momento di preghiera per i lavoratori proposto da Acli Bergamo. Il Triduo termina il Sabato Santo, vigilia di Pasqua: in Cattedrale alle 8,45 il Vescovo presiede la Liturgia delle Ore e alle 21 presiede la solenne Veglia pasquale. All’esterno sarà acceso un fuoco con la Cattedrale avvolta nel buio, che sarà poi squarciato dall’accensione delle luci e dal canto dell’«Exultet». Domenica 20 aprile solennità della Pasqua, memoria della Risurrezione: in Cattedrale alle 10,30 il Vescovo Beschi presiede una solenne Concelebrazione eucaristica. Alle 17, sempre in Cattedrale, il Vescovo presiede i Vespri.
© RIPRODUZIONE RISERVATA