Vent’anni senza don Giò, testimone del dono di sé tra i «suoi» ragazzi
L’ANNIVERSARIO. Don Giovanni Bertocchi morì cadendo nella palestra dell’oratorio di Verdello: sarà ricordato anche a Seriate, Clusone e Gavarno.
Ricorre quest’anno il ventesimo anniversario della tragica morte di don Giò Bertocchi, caduto dal sopralzo della palestra dell’oratorio di Verdello al termine di una settimana di convivenza con gli adolescenti. Era il 30 aprile 2004, aveva 28 anni. Sarà ricordato a Verdello sabato 27 aprile alle 18, domenica alle 10 nella parrocchiale di Cassinone, martedì 30 aprile alle 11 nella chiesa del cimitero (la Crocetta) in Clusone, domenica 5 maggio alle 11 nel Santuario del Paradiso a Clusone e il 2 giugno alle 10 a Gavarno dove gli è stato ha dedicato l’oratorio: «Casa don Giò».
Un dolore condiviso
La morte di don Giò fu una notizia tristissima che nessuno si aspettava. Il dolore di quell’ora coinvolse non solo i familiari, ma l’intera comunità di Verdello, in particolare catechisti animatori, ragazzi e adolescenti, i suoi compagni di Seminario, le parrocchie di Clusone e di Cassinone. E ovviamente l’intera Diocesi che con don Giò perdeva un prete inserito nel fecondo solco di preti, religiosi, religiose e laici che hanno saputo accompagnare il cammino di crescita umana e cristiana delle giovani generazioni. E senza sminuire nessuno, i primi anni del suo ministero si stavano rivelando promettenti. Si può dirlo con piena verità: don Giò è stato un sacerdote «tutto di Dio», innamorato di Cristo e di ogni persona incontrata lungo il cammino.
Ottenuta la Maturità classica con splendidi voti, i superiori pensavano a lui come candidato al Collegio «Ceresoli» nel Pontificio seminario romano, dove i seminaristi del Seminario di Bergamo venivano inviati per completare gli studi filosofici e teologici per poi dedicarsi all’insegnamento. Don Giovanni più volte disse al suo parroco, monsignor Alessandro Recanati: «Se me lo chiederanno, ubbidirò, ma preferirei essere mandato in un oratorio coi ragazzi e con i giovani». Dopo l’ordinazione, il 3 giugno, dell’anno giubilare del duemila, al termine del Cre a Cassinone venne destinato a Verdello, dove si sentì in un clima che gli permise di far emergere, con l’aiuto della grazia di Dio, le risorse e le potenzialità che sapeva di possedere, e rimaste nell’ombra.
Suo grande maestro San Giovanni Bosco. Cresciuto nell’oratorio di Clusone accanto a direttori esemplari ha potuto assimilare la passione e la gioia di vivere tra i ragazzi e i giovani. Sapeva stare con loro senza confondere i ruoli. La sua testimonianza era semplice e sincera. La sua prossimità ai più fragili era autentica. La sua casa era aperta a ogni ora.
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