Alessio Boni: «Ai ragazzi dico di mordere la nebbia e cercare la propria luce»

L’INTERVISTA. Nato in una famiglia di piastrellisti sul Lago d’Iseo, ha messo piede per la prima volta a teatro a 21 anni. E da lì ha lavorato con grandi registi come Strehler e Ronconi e ha vinto il Nastro d’argento per «La meglio gioventù». «Ai miei tre figli auguro la libertà interiore nel rispetto degli altri».

Mordere la nebbia che avvolge il futuro fino a dissiparla e trovare il futuro. È l’augurio che fa Alessio Boni, attore bergamasco, al suo primo figlio Lorenzo nel suo libro edito da Solferino e che un po’ facciamo anche no i ai nostri lettori per il 2026 alle porte. Ormai Alessio Boni, 59 anni, è uno di quegli attori che non ha più neanche bisogno di troppe presentazioni: partito a 19 anni dal Lago d’Iseo, gli studi di ragioneria e il lavoro di famiglia da piastrellista, racconta a L’Eco di Bergamo incontra quel suo continuo ricercare la propria strada negli anni da adolescente. La polizia, l’animazione nei villaggi turistici, il viaggio in America...un senso di inquietudine che lo muove a cercare e cercare, e poi per caso a 21 anni entra per la prima volta al Teatro Sistina di Roma e assiste a «La Gatta Cenerentola» di Roberto De Simone, uno spettacolo teatrale che gli cambia la vita.

«Ai miei tre figli - Lorenzo, Riccardo, Francesco - cerco di trasmettere proprio questo: cercare sempre la propria libertà interiore nel rispetto degli altri. Non importa dove sei nato, cerca sempre il tuo destino».

«Ai miei tre figli - Lorenzo, Riccardo, Francesco - cerco di trasmettere proprio questo: cercare sempre la propria libertà interiore nel rispetto degli altri. Non importa dove sei nato, cerca sempre il tuo destino». Anche in questi tempi di decadentismo occidentale ai ragazzi bisogna trasmettere sempre la ricerca del gioco e del bello, racconta mentre è ospite a Bergamo del Cesvi, l’organizzazione non governativa con cui collabora per raccontare il mondo.

La meglio gioventù e il teatro

Di Bergamo porta sempre con sé il lago d’Iseo in cui è nato, Città Alta e quel «mola mia» che ha reso i bergamaschi famosi in tutto il mondo per lo spirito di resilienza alla pandemia. Ripercorre gli anni dell’ammissione all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico a Roma; gli incontri importanti con maestri come Andreas Rallis, Orazio Costa Giovangigli, Peter Stein; gli anni di tournée teatrale con Giorgio Strehler e Luca Ronconi; il debutto sul piccolo schermo con «La donna del treno» per la regia di Carlo Lizzani, e sul grande con «La meglio gioventù» di Marco Tullio Giordana. L’interpretazione di Matteo Carati è il suo trampolino di lancio in un film nato per la tv e premiato al Festival di Cannes.

E ora ha appena concluso la tournée teatrale di «Iliade, Il gioco degli dei» in cui è regista e protagonista, nelle doppie vesti di Zeus e del divino Achille. Ascolta l’intervista completa.

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