«La musica? Attimi di felicità pura». Angeleri e un libro sugli incontri di una vita

L’INTERVISTA. «Il mio primo concerto è stato intorno agli otto anni e mi ricordo che è stato all’Auditorium di Piazza Libertà, uno dei teatri che ho più vissuto nella mia vita di musicista». Il destino di Claudio Angeleri, musicista, insegnante, compositore e ora anche autore di un libro edito da ArtDigiland - «Vivere la musica» -, è fortemente legato a Bergamo.

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Claudio Angeleri lo spiega bene nel testo, un racconto autobiografico di una vita trascorsa all’insegna della musica. «Una vita scandita da incontri, viaggi ed eventi - spiega - che hanno come filo conduttore la musica».

«Il primo ricordo che ho della musica è di fatto facendola: tra i primi strumenti suonati a casa una fisarmonica. Da lì poi è nata questa grande passione che ho trasformato anche in studio e in pratica». Compositore claudio Angeleri: «La musica nasce dal suono, dall’esperienza. La musica nasce facendola e facendola soprattutto insieme agli altri» spiega. Proprio come ha fatto lui: «Gli incontri nella vita sono determinanti: tra i tanti, uno dei più importanti per me è stato quello con il maestro Aldo Sala, che mi ha dato un certo imprinting, sia come musicista sia come compositore».

Ma Claudio Angeleri è anche il «papà» del Cdpm, il Centro Didattico Produzione Musica di Bergamo: «Nasce nel 1987 come risposta, diciamo, non solamente bergamasca e sul territorio bergamasco, ma anche italiana, a un bisogno di musica: non solo della musica classica, ma anche del jazz, del pop e rock». Un progetto che nasce dalla formazione e dall’esperienza in giro per il mondo: «Ho avuto anche la fortuna di poter studiare per tanti anni con alcuni dei più grandi maestri del genere. Allora mi sono detto: perché non creare qui a Bergamo anche una struttura che possa offrire ai ragazzi delle opportunità simili a quelle che avvengono in altri Paesi? E così è stato». All’insegna della musica d’insieme: «La musica è un fatto sociale, non è affatto individuale. Certo, la studiamo anche singolarmente, però è soprattutto musica d’insieme e condivisione». Uscendo da un cliché: «Per me la Bergamo del futuro è innanzitutto un luogo che riesca realmente a togliersi di dosso la nomea provinciale» dice e sorride: «Quando ero piccolo avevo due grandi aspirazioni: sicuramente fare il musicista oppure il pompiere. Fortunatamente ho fatto il musicista e devo dire che fare musica, tra l’altro, è un’esperienza straordinaria anche se poi gli attimi di felicità pura sono pochissimi e il percorso è molto faticoso. Bisogna, bisogna studiare costantemente, non si finisce mai ancora adesso. Finita questa intervista vado a studiare pianoforte e questo continuo studio è anche un appuntamento con se stessi, cioè il fatto di continuare a mettersi in discussione attraverso questo mezzo espressivo meraviglioso che è la musica».

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