Atalanta, la nobiltà
conquistata
è ormai certezza

Gianni Infantino, presidente della Fifa, torna nei luoghi delle sue origini da parte di madre – la Valle Camonica – e non manca di citare l’Atalanta, indicandola come punto di riferimento per tutte le società che con mezzi inferiori alle big aspirino a competere con esse se non nel portafoglio sul piano dell’organizzazione e del calcio che si vuole esprimere. La sera prima, nel dopo-partita di un sontuoso Sassuolo-Atalanta, Gasperini si era detto soddisfatto soprattutto perché «si è alzata la qualità del gioco».

L’evidenza delle prime sei giornate di campionato dice che i nerazzurri viaggiano a -5 dalla capolista Inter, a -3 dalla Juve e a +1 sul Napoli. Esattamente le quattro squadre che stanno partecipando alla Champions League. E se volgiamo lo sguardo a ritroso nel tempo, scopriamo che mai, da quando è presidente Antonio Percassi, l’Atalanta era partita così bene in Serie A.

Forse è un po’ presto, ma i segnali sono già forti e importanti: il quadro che abbiamo di fronte autorizza a chiedersi dove arriverà questa squadra, quale superba creatura scaturirà dalla metamorfosi gasperiniana in atto dal 2016. Una certezza l’abbiamo già: qualcosa capace di durare. Sotto la guida del tecnico piemontese l’Atalanta è stabilmente ad alti livelli, con tendenza a salire ai piani altissimi: il terzo posto attuale eguaglia il risultato finale della scorsa stagione. Si chiama continuità. Ma aggiungiamoci che l’affiatamento dello zoccolo duro della formazione cresce di anno in anno, i nuovi ricambi sembrano azzeccati e funzionali al progetto, il club, complice la confidenza con l’Europa che sta maturando, si sta adattando al rango dei grandi. La vittoria sul Sassuolo parla da sola: la differenza con la fascia delle provinciali, abitata per una vita, è parsa abissale come non mai. Per superiorità tecnica e tattica e per mentalità al momento di gestire quella stessa superiorità.

La sensazione è che questa dimensione assomigli ormai a un’abitudine. Come dire che l’Atalanta non ha più bisogno di dimostrare la nobiltà conquistata. Però continui a stupirci, a partire da domani in Champions, perché delle emozioni che ci regala non ne avremo mai abbastanza, ora che ci siamo rifatti il palato.

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